“Dopo le primarie per il premier si fanno anche quelle per i parlamentari, e al di là di qualche diatriba sulle regole, quello che conta è il dato politico di una forza che, di fronte all’impossibilità di cambiare il porcellum, abbandona l’idea di un parlamento di nominati per far eleggere ai cittadini i propri rappresentanti”. (Andreuccetti (PD) sul significato politico delle primarie per il Parlamento -fonte Lo Schermo.it).
Ma mi faccia il piacere avrebbe chiosato il “principe” …….
Così, tra gli altri Anna Finocchiaro, siciliana, capogruppo PD al Senato, per la sfida elettorale delle primarie va in Puglia, mentre Rosy Bindi, toscana, addirittura presidente del Partito Democratico e vicepresidente della Camera dei deputati va in Calabria.
Senza entrare nelle storie che hanno animato la contesa come quella della “rottamazione” o del “ricambio generazionale” la domanda seria da porsi è perché due eminenti esponenti del PD cercano la “consacrazione primaria” in territori non proprio definibili appartenenti al loro collegio naturale? Non se la sentivano in quel di Modica e Sinalunga rispettivamente? Forse il vento era contrario?
Ma la domanda per certi versi più mortificante per il PD locale è ma in Puglia e in Calabria non c'erano candidati radicati nel territorio cui dare la preferenza? E poiché al peggio non c’è mai fine la candidatura della Finocchiaro e della Bindi in territori tanto diversi non è un modo di “calare dall’alto” cioè esattamente quello che nella premessa delle primarie il partito democratico voleva evitare?
Beghe di partito e di uomini (e donne) altro che responsabilità di un territorio delle proprie scelte.
Quello che colpisce è il silenzio, l’appiattimento e, probabilmente, la rassegnazione del mezzogiorno e della sua gente, come se questa avesse rinunciato a svolgere un ruolo nella vita del Paese, forse schiacciato ancora, se non per sempre, da quella vicenda unitaria che la vide non protagonista ma soccombente.