Pubblicato il 6 Novembre 2013 da
La Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Federico II, in principio chiamata seconda Facoltà, è nata ufficialmente nel 1972, l’anno delle Olimpiadi di Monaco e in esse del famoso attentato di Settembre nero alla delegazione israeliana.
L’intero complesso occupa circa 44 ettari ed è costituito, sostanzialmente, da 20 Edifici. Si tratta di una struttura poliblocco cioè costituita da più edifici, ritenuta superata già all’atto della progettazione e, come spesso accade, realizzata come tale.
Le Facoltà di Medicina, nel nostro ordinamento, svolgono per legge anche la funzione clinico assistenziale, pertanto in taluni locali o, come si dice, “spazi” del neonato complesso edilizio vennero destinati allo svolgimento di tale attività, e, per questo, in fin dei conti non primario compito, il tutto assunse fin in origine il termine di Policlinico.
Purtroppo, colpevolmente, non fu definito da parte dell’Amministrazione Universitaria, tranne che in rarissimi casi e su iniziativa personale, il confine tra spazi assistenziali e quelli propri delle attività di didattica e di ricerca, consentendo una tracimazione, neanche troppo strisciante, verso una generale ospedalizzazione della Facoltà.
Il tutto è stato molto favorito anche da un cinico reclutamento di personale medico per soli “compiti assistenziali”, prima i MIUCA (medici interni universitari con compiti assistenziali) poi i Gettonati, fonte, negli anni, di infiniti ricorsi per straordinarie entrate di accorsati studi legali.
Serenamente e seriamente andrebbe fatta chiarezza sul perché il Policlinico Federico II sia andato tanto rapidamente in declino da essere indicato come l’ospedale peggiore d’Italia, dopo un rapido, importante, ma del tutto fugace momento di grande ascesa.
Le cause del declino sono molteplici e potranno essere analizzate in momenti diversi....
La decadenza più evidente, al di la del magnifico verde, riguarda l’aspetto edilizio e, quindi, organizzativo che, stante, e non modificata minimamente, la struttura padiglionale (poliblocco), è di difficile soluzione .
La “sciatta” conduzione edilizia ha consentito recentemente il sorgere di una corrente di pensiero almeno bizzarra, ma con grande eco nei media, che vorrebbe lo spostamento del Policlinico a Scampia.
Leo Longanesi (1905–1957) soleva dire “Alla manutenzione, l'Italia preferisce l'inaugurazione”.
E’ mai possibile che, in quarant'anni, con tanti Rettori e Governi Regionali, una struttura ospedaliera universitaria discretamente recente venga considerata obsoleta senza che abbia sentito o, comunque, avuto la capacità di “rimodularsi”, aggiornarsi strutturalmente, funzionalmente ma “globalmente e non solo con le manutenzioni di singoli reparti o, addirittura di costruzioni edilizie, come espressione di “potere”.
Insomma progettando manutenzioni e ristrutturazioni che le consentissero di porsi come Sanità Universitaria, nello scenario della Regione Campania e, più in generale del Mezzogiorno, coniugando l’offerta della prestazione sanitaria ad una spesa pubblica più rigorosa affrontando così anche il doloroso problema dei viaggi della speranza?
Come corollario c’è da chiedersi il perché, negli anni, neanche l’Ente Regione abbia dettato “prescrizioni” a fronte di un’onerosa convenzione, e come la stessa oggi si dichiari favorevole al trasferimento, cioè all’apertura di un nuovo cantiere, appunto a Scampia, stante i lavori fermi per il Policlinico di Caserta e i lavori dell’ospedale del Mare che, al di là della bizzarra dislocazione in zona rossa, procedano con la rapidità con cui Penelope tesseva.
In conclusione in tempo di “spending review” chi a fronte di una manutenzione o pure anche di una ristrutturazione di casa decide di comprarsene un’altra, anzi di costruirsela.
Si può fare ma solo se si fa un “affare”.