La metafora (dal greco μεταφορά, da metaphérō, «io trasporto») è un tropo, ovvero una figura retorica che implica un trasferimento di significato.
Nel film “Il postino” del 1994, diretto da Michael Radford, il concetto di metafora ha un ruolo centrale….
Neruda (Philippe Noiret): "La metafora...come dirti...è quando parli di una cosa paragonandola a un'altra...per esempio quando dici <<Il cielo piange>> che cosa vuol dire?"
Mario Ruoppoli –il postino- (Massimo Troisi): "Che...che sta piovendo?
Neruda: "Sì, bravo. Questa è una metafora." ... CONTINUA
Alessandro Di Battista, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera e deputato M5S, quando ha affermato "Se a bombardare il mio villaggio è un aereo telecomandato io ho una sola strada per difendermi a parte le tecniche nonviolente che sono le migliori: caricarmi di esplosivo e farmi saltare in aria in una metropolitana".
Alessandro Di Battista, che si esprime sempre in modo “sofisticato”, in un italiano con poche inflessioni dialettali, al contrario di improbabili cortigiani del governo, ha voluto esprimere un significato letterario o, piuttosto una metafora?
Un’uscita metaforica, peraltro, non estemporanea ma, piuttosto, in linea con una “filosofia” del M5S che, con Grillo, intervistato a “Porta a Porta”, ebbe a precisare tra l’altro “…abbiamo tolto la violenza dalle strade. Se non si è formato un partito violento, fascista è merito nostro che abbiamo incanalato le forze incattivite in un movimento democratico”.
Le parole di Di Battista, che hanno fatto insorgere infantilmente la Serracchianini ma hanno fatto dire a uno degli ultimi dei Mohicani Marco Pannella "Le buone ragioni di Di Battista: sappiate leggerle", in realtà potrebbero, appunto metaforicamente, sottintendere che il Movimento, attualmente, ha difficoltà a tenere ancora incanalate quelle “forze incattivite” riferite da Grillo.
Il M5S, pur nelle sue contraddizioni, potrebbe ritenere di avere visto comparire nei cieli dei suoi villaggi politici, della camere e del senato, aerei telecomandati sotto le sembianze di ghigliottine e di canguri, mentre l’esercito dei vincitori, che, in realtà, non hanno mai vinto, hanno esercitato duramente il “vae victis”, e a nulla è nemmeno servita la non violenza dell’abbandono del terreno.
Così quella di Alessandro Di Battista potrebbe avere la lettura di una metafora che Marco Pannella invita a leggere bene.