Giuseppe Berto (1914–1978) è stato uno scrittore italiano, Aurelio De Laurentiis (1949) è un produttore cinematografico, dirigente sportivo e imprenditore italiano, titolare della Filmauro, presidente del Napoli e consigliere della Lega Calcio.
Apparentemente i due non avrebbero nulla in comune sia per età sia per attività.
Eppure li unisce “La cosa buffa”. L’uno l’ha scritta l’altro l’ha creata con la società sportiva Napoli le cui ultime vicende mi hanno ricordato il libro di Berto e mi hanno spinto a riprenderlo.
Nella “La cosa buffa” (libro) che è in realtà “la cosa tragica” perché si parla di due giovani, due ragazzi Antonio e Maria che non avrebbero mai dovuto incontrarsi e, invece, si trovano improvvisamente insieme senza nessun costrutto logico e, anzi, spesso in maniera totalmente indipendente da quelli che sono i fatti oggettivi.
Allo stesso modo Aurelio De Laurentiis che ha solo lui in mente il “progetto” calcistico di lunga portata, di prospettiva, di costruzione, che parta dalle giovanili (“scugnizzeria”) e, a tale proposito certi risultati si vedono, affida, la prima squadra, a un allenatore Walter Mazzarri che i giovani, da crescere, da fare esordire li ha, da buon toscano, come Farinata degli Uberti ha l’Inferno, in gran “dispitto” (vedi Cigarini, Denis, Fernandez, Rosati, Vargas, Ruiz, Vitale), preferendo anziani,navigati, anche modesti ma usato sicuro.
Mazzarri il “pagatissimo”, che risultati, in termini di numeri e piazzamenti li ha pure ottenuti, morde il freno, già dallo scorso anno, e se non dice chiaramente che se ne andrà, altrettanto non chiaramente fa capire che resterà alimentando le voci di una sua possibile prossima sistemazione in un altro team calcistico che, stupidamente, viene, dalla stampa nostrana, chiamata “opera de stabilizzatrice” delle società del nord.
Il buffo sta ancora nel fatto che l’attuale allenatore ha ispirato sia la campagna rafforzamento dell’estate scorsa sia quella, recente, di gennaio, entrambe modeste, basti pensare agli acquisti, a giugno, dell’insignificante e mortificante Mesto e, a Gennaio del buon Armero che, invece, stenta a giocare.
Il più buffo di tutto sta nel fatto che di una struttura societaria nemmeno l’ombra e, addirittura, contrariamente a quanto accade ovunque, il direttore sportivo, Riccardo Bigon, dal modesto curriculum, parrebbe essere molto più legato all’allenatore Mazzarri che al presidente, motivo per il quale, in caso di partenza dell’allenatore, ne seguirebbe il destino, e, probabilmente, con lui il personale degli osservatori.
Si perderebbero così anni di scouting cioè di osservazione di giovani promesse, e, gli eventuali risultati, se mai ci sono stati, visti che i monitorati, quelli buoni, e prematuramente dati per acquistati, Lamela è alla Roma, Guarin all’Inter e Vidal alla Juve mentre è arrivato Vargas e si parla di Centurion ma per quando e quale squadra?
Questa ridicola cosa buffa, questa si da cinepanettone, mi ha fatto riprendere e rileggere “La cosa buffa” quella seria, il libro di Berto e questa è stata una cosa buona.