E’ terminato il lavoro dei “saggi” non quelli del “signore degli anelli”, ma di quelli, tutti di genere maschile, senza barba bianca e lunga, nominati dal “signore del Quirinale”.

L’attesa delle conclusioni del duro lavoro è stata spasmodica, anche con scene d’isteria collettiva segnalate nel Paese, ma l’incarico è finito, esattamente come alcuni spregiudicati malpensanti ritenevano, a ridosso delle convocazioni delle camere per le elezioni de nuovo ospite del Quirinale, evitando a quello attuale, già stanco, di continuare i “vani” tentativi per formare “un” governo.

Tutti, tranne, forse, il M5S, si spellano nell’affermare, a parole, la devozione incondizionata a questo Presidente, ma, di fatto, nessuno l’ha ascoltato per la formazione di un esecutivo, massimamente la parte politica di sua origine, riprendendo immediatamente a elogiarlo per la saggia scelta dei “saggi”.

Leggendo le straordinarie e innovative conclusioni del “saggio” lavoro: dall'emergenza lavoro alla legge elettorale, e dell’ineliminabile e adeguato finanziamento ai partiti, ho ricordato Quelli della Notte e, sopra tutto Massimo Catalano.


Massimo CatalanoMassimo Catalano
, era un noto jazzista e viveur, in quelli della notte (1985), un programma televisivo trasmesso da Raidue, ideato e condotto da Renzo Arbore.

Catalano era l'intellettuale viveur diventato famoso per le sue massime simil-demenziali, che generarono un neologismo (le "catalanate" o “catalinità” una sorta di sinonimo di "Lapalissiano"), che stava a significare, nel linguaggio della trasmissione, “la banal-minchiata distillata” e diventare un aforisma geniale del tipo: 

Resta il problema di che fine farà il lavoro prodotto dai “saggi”, se sarà considerato per gli eventi che si succedono, giacché avremo un nuovo presidente e, forse, è augurabile, un nuovo governo, o comunque nuove elezioni.

Questo è un altro problema, o comunque altro argomento.