Luigi Vicinanza il 25 settembre 2003 firmava, per Repubblica Napoli, un articolo dal titolo “Ostaggio nelle mani della destra” a proposito del sollevamento dalla responsabilità dell’Ufficio della Procura di Napoli di Agostino Cordova da parte del CSM con una condivisione decisionale senza appello 20:1... CONTINUA

Mai si era verificato che il responsabile dell’ufficio di una delle più grandi e difficili procure della Repubblica venisse rimosso per incompatibilità ambientale e funzionale, di fatto sulla scorta di un documento firmato da 48 vice, che, certamente, esprimevano un qualcosa che trovò poi 

puntuale riscontro nella decisione del CSM, ma probabilmente c’era anche qualcos’altro e di natura diversa.

Tra l’altro ricordava Vicinanza memorabili e immaginifiche le esternazioni di Cordova,: «Napoli palude dell' illegalità», «La Campania non è una regione ma un corpo di reato».

Cordova era a Napoli da dieci anni.

Oggi 14 Giugno 2014, sempre su Repubblica Napoli, la brava Conchita Sannino, in un’intervista a Giovanni Colangelo il procuratore capo di Napoli, all’indomani dell’arresto un notissimo pluripregiudicato, raccoglie lo “sfogo” del procuratore stesso in sede da soli due anni: "Napoli, città bellissima ma intrisa di oscuri interessi".

Gli fa eco il suo aggiunto Filippo Beatrice: "Bisogna tornare all’immagine di Napoli città porosa (la Capria “L’armonia perduta” ma il concetto fu espresso in origine nel 1925 da Walter Benjamin). La camorra dei livelli decisionali ha maturato un potere di relazione che ha prodotto intrecci inquietanti specie nei settori su cui piovono soldi pubblici. Vedi: i cantieri, l’edilizia, la sanità".

In fin dei conti, a distanza di dieci anni, da Cordova, viene attribuita alla procura (Colangelo e Beatrice) un sentire “ambientale” non troppo diverso da quello di Cordova per cui, parafrasando Erich Maria Remarque, potremmo concludere: nulla di nuovo sul fronte … Napoletano.