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QUEL CANDIDATO UNICO AL RETTORATO DELLA FEDERICO II

All'Università Federico II, la sede di studi universitari laica più antica d'Italia si é eletto il Rettore.

Non è una novità, è già successo.

Le Università sogliono eleggere il proprio Rettore.

Che questo, poi, sia opportuno, cioè che una Comunità tanto ristretta si nomini, in proprio, colui che la presiederà è tutto da discutere e da vedere ma, di fatto, così vanno le cose direbbe il Manzoni.

La novità, e per certi versi l'anomalia, sta nel fatto che nelle elezioni all'Università Federico II c'é un candidato unico.... CONTINUA

In Italia, in questo momento, di anomalie ce ne sono fin troppe espressione di un “metodo” smarrito, e si parla solo di metodo non della figura fisica e scientifica del candidato eletto Rettore che, di per se,  è di spessore.

C'é il Capo dello stato che, legittimamente, alla soglia dei novant'anni, viene rieletto alla più alta carica dello Stato, cosa mai avvenuta precedentemente nella storia della Repubblica; c'é Aquila di Federico IIche Matteo Renzi presiede, dopo Letta e Monti, il terzo governo  non eletto ma piuttosto nominato; c'é che le liste elettorali sono calate dall'alto e che tutto il meccanismo elettorale é stato dichiarato “da rifare” dalla corte costituzionale; e che dire  poi del procedere con l’art. 138 senza neanche prevedere il referendum?

Tornando da dove siamo partiti che senso ha indire all'Università Federico II le elezioni con un solo candidato?

Certamente si risponde ad un’esigenza formale ma sostanzialmente è una ridicola liturgia e un esborso inutile di risorse, ancorché limitate, quando sarebbe bastato che il Consiglio di Amministrazione e il Senato Accademico, casomai congiuntamente, eventualmente sentiti i Dipartimenti e le Scuole, ove costituite, avessero preso atto della condizione originale, se non surreale, se non unica e procedere, per esempio, per alzata di mano, alla ratifica del candidato unico a Rettore.

Dal punto di vista individuale poi che senso politico e sportivo ha correre senza concorrenti, a risultato di fatto acquisito non prima di correre ma, addirittura, a corsa solo annunziata?

Una volta tali condizioni venivano definite bulgare.

Stupisce e preoccupa il silenzio dell’elettorato.

Possibile che nel luogo simbolo della laicità e della laicità intellettuale non sia emersa una sola voce di dissenso di qualunque tipo, personale, accademico, gestionale, politico sia di tipo universitario che politico generale?

Verosimilmente il mondo accademico dell'Università Federico II deve sentirsi totalmente e già “accudito” nei bisogni dal candidato unico e lo dimostra il quorum, appunto, bulgaro.

O tempora o mores.

Che differenza dal tempo in cui un giovane professore della Facoltà di Agraria, Raffele Porta, sfidava pubblicamente, in pubblici dibattiti e sui giornali, Carlo Ciliberto forse il più grande Rettore del dopoguerra, quello di Monte Sant’Angelo, del Palazzo dei Congressi, del palazzo degli Uffici, tanto per intenderci.

Sfida che si concluse come forse doveva concludersi ma il messaggio intellettuale e democratico alla comunità accademica e alla città fu e resta ineguagliabile senza necessità dell’apporto di musici cortigiani compositori di ditirambi plebiscitari.

 

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