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LA NON DONAZIONE D'ORGANO RIFLETTE LA QUESTIONE PIU' GENERALE DELLA NON CULTURA DEL POST-MORTEM

PUBBLICATO SU: IL MATTINO Napoli 3.Giugno.2014

Oggi si vorrebbe raccogliere burocraticamente, al momento del rinnovo o del rilascio della carta di identità,la dichiarazione di assenso alla donazione degli organi. L’anno passato, con riferimento alla drammatica mancanza di donazione di rene, è stato affermato dagli addetti ai lavori, sulla stampa cittadina che “In Campania e al Sud Italia in generale c'è purtroppo un problema di tipo culturale, c'è il culto del corpo e della sua conservazione anche da morto”.

Quest’affermazione è, probabilmente, vera ma, forse, è troppo facile liquidare un argomento tanto complesso e diffuso attribuendo le cause del fenomeno solo alla poca cultura se non, addirittura, alla sottocultura egoistica dei possibili donatori o dei loro congiunti.... CONTINUA

Da noi, in verità, andrebbe laicamente ammesso che, al di fuori dell’ambito religioso e, per certi versi esibizionistico, non c’è, in generale, la cultura del post-mortem.

Rembrandt (1606-1669)Tale affermazione può essere facilmente verificata osservando lo scandalo della manutenzione dei cimiteri, peraltro anche privi da sempre della civile possibilità della cremazione, gli atti di vandalismo di cui sono oggetto, ma anche, se non soprattutto, le condizioni delle sale mortuarie delle nostre strutture sanitarie e, infine, costatando anche che questa cultura della ineludibile “fine” manca nella formazione medica universitaria della nostra città.  

Oggi tutte le sale autoptiche (settorati) “storiche” della città, da quella dell’Ospedale Cardarelli, a quella dell’Istituto Tecce, anch’esso in via Luciano Armanni, a quella del Principe di Piemonte-Monaldi, e, pur anche, quella della “moderna” Facoltà di Medicina e Chirurgia Federico II sono scomparse, o svolgono attività minimali, talvolta, collegate alla medicina legale in modo forzato e “posticcio” perché sono diversissime le finalità delle due nobili discipline.

La scomparsa dei settorati anatomici comporta anche che si laureano in medicina e, in seguito, si specializzano, giovani che non solo non hanno mai visto una “salma” ma non hanno mai assistito alla “sacralità” del “sollevamento della pelle” del riscontro diagnostico, e, ciò che è più grave non hanno alcuna dimestichezza con il metodo epicritico a esso connesso. Addirittura, con il tempo, si è persa la consuetudine a richiedere il riscontro diagnostico da parte dei clinici e, quindi, ad eseguirlo da parte dello specialista anatomo-patologo, sempre più aduso alla sola pratica microscopica e non anche a quella autoptica.

Questa non cultura del post-mortem nel quotidiano e, addirittura, negli studi potrebbe, e probabilmente ha, tra l’altro, la dolorosissima ricaduta delle mancanza di donazioni di organi, concausa mai, purtroppo, richiamata in anni di dibattiti e su cui, forse, andrebbe fatta da parte dei colleghi trapiantologi, e non solo, una riflessione più attenta e di maggiore respiro.

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