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DA “BERLINGUER E IL PROFESSORE” A “CARDEROLI E LA MINISTRA” ovvero da un politico a uno stupido
Alcuni anni fa ci fu il fenomeno editoriale di un libro dal titolo “Berlinguer e il Professore”. Il libro, non trascendentale, ma il primo in assoluto di fantapolitica, ebbe un successo editoriale enorme, probabilmente sproporzionato, che, essenzialmente, forse, si basò sul fatto che inizialmente fu passato per opera di autore anonimo, che poi si seppe essere Gianfranco Piazzesi (1923-2001), che parlava, già allora, di un fantomatico compromesso storico: all’epoca DC/PCI.
Oggi un altro fenomeno, ma non editoriale, e anch’esso non trascendentale, ha un successo mediatico enorme ed è la polemica innescata da Roberto Carderoli con Cecile Kyenge ministro, dell’attuale governo di larghe intese, “new edition” di un compromesso storico che avevamo, forse, dimenticato. Mantenendo la metafora il fenomeno di questi giorni potrebbe, appunto, definirsi, “Carderoli e la ministra”.
Roberto Carderoli ha commesso, con i suoi epiteti, certamente un’azione volgare, superando “il limite”, non solo secondo il capo del governo Letta e i più ma, addirittura, secondo la sua compagna Gianna Gancia presidente della provincia di Cuneo, fedelissima della Lega Nord.
Quindi tutti d’accordo.
C’è un aspetto che non è sottolineato, affatto, che si è trattato di gesto, oltre che volgare, politicamente “stupido”. Secondo la terza Legge di Carlo M. Cipolla “Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”.
Mi spiego: il polverone nazionale e internazionale che l’affermazione di Calderoli, tanto stupida da potere pure anche apparire complice, ha sollevato ha, di fatto, oscurato il problema politico, sociale, economico che, con una certa “nonchalance”, il ministro porta avanti nella complice indifferenza generale. Si tratta dello “ius soli” cioè della norma per la quale si ottiene l'acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto giuridico di essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza posseduta dai genitori.
Si tratta di un principio giuridico diffuso in America (Nord e Sud) ma poco nel rimanente resto del globo terrestre. In Europa, poi, si applica con distinguo in Francia e i Inghilterra. In un Paese di “confine addirittura continentale” come il nostro, nelle difficoltà economiche in cui versa, con una densità demografica di 200,03 persone per chilometro quadrato, la più alta della media europea, con un indice di disoccupazione intorno al 12% e del 35% riferito ai giovani, una norma di tal genere accettata ed applicata “tout court” non potrà che avere effetti devastanti sul tessuto sociale.
Ovviamente non andrebbe sottaciuto che l’incarico che ricopre il ministro Cecile Kyenge nel governo presieduto da Enrico Letta è quello di ministro per l’integrazione. Cosa abbia a che fare lo “ius soli” con l’integrazione resta un mistero.
Grazie al paragone di Carderoli di questo non si parla.
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