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LA COSTRUZIONE DI UN POLICLINICO UNIVERSITARIO … CON LA LOGICA DELLO STADIO

l Presidente Stefano Caldoro, cui per motivi anche familiari non dovrebbero mancare certi tipi di analisi, a settembre, in occasione del World urban forum, ebbe a proporre la creazione di un nuovo Policlinico in cui accorpare le esigenze ospedaliere delle Facoltà mediche delle due Università, la Federico II e la SUN. Il Presidente, in tale occasione, ebbe a dire, che la nuova struttura sarebbe potuta sorgere a Scampia, ma anche in altra periferia metropolitana.

 

La proposta, all'epoca, ricevette un giudizio quasi unanimemente negativo, e, al di la dei vari distinguo, ben riassunto dal giudizio tecnico di Uberto Siola: «Proposta patetica e impossibile da valutare al di fuori di una visione territoriale che non mi pare ci sia». Visione territoriale che oggi non c'è anche quando si parla del nuovo stadio di calcio, e non c'era 

b2ap3_thumbnail_Project-Financing.jpgnemmeno quando si diede inizio ai lavori dell' “ospedale del mare” che, al di là degli avanzamenti dei lavori, pare stia sorgendo ad appena cento metri dal limite della zona rossa del Vesuvio per cui, più opportunamente, dovrebbe chiamarsi l' “ospedale sul vulcano” o, a scelta. “alle falde del vulcano”.

Proposta accantonata? Macché.

Recentemente, in questo mese, il Presidente è voluto tornare sull'argomento della costruzione del Policlinico. Mentre a settembre, per la sua localizzazione, aveva fatto un generico (soft) riferimento alla periferia metropolitana questa volta a domanda risponde «Io non ho mai parlato di un luogo preciso. Ma ora sento dire in giro: perché non realizzarlo proprio a Scampia?».

Poi chissà chi è che lo dice.

Insomma il Policlinico “s'ha da fare”.

Sarebbe d'accordo anche l'assessore all'Urbanistica del Comune di Napoli, Luigi de Falco (chissà se lui ha una visione territoriale quella richiesta da Siola) un po meno il sindaco che si dichiara impressionato dai tempi dell'ospedale del mare, o del Vesuvio che si voglia.

Un progetto di questa portata comporta il reperimento di risorse enormi eppure il Presidente appare sereno «I soldi? Quelli si trovano. Occorre mettersi assieme, rapidamente, e incominciare a decidere» magari con lo strumento indicato da qualcuno come “project financing”.

Il progetto di finanziamento (project financing) è una operazione di finanziamento a lungo termine in cui in cambio del terreno e degli utili di gestione, il soggetto privato si accolla le spese di realizzazione. Si tenga presente che il finanziatore del “project financing” del nuovo stadio deve rientrare di 600 milioni di euro iniziali, e non si mai come si va a finire.

Ovviamente nulla da sinistra.

Maria Triassi mette in guardia sul “project financing” applicato alla sanità quando afferma «La finanza di progetto in Italia, in altri settori (i trasporti) ha dato ottimi risultanti ma in sanità è stata quasi sempre un fallimento». In particolare alla sanità del Sistema Sanitario.

In tutto ciò colpisce, e molto negativamente, il silenzio sia del Rettore che degli organi di governo dell'Università Federico II che pure sono in cospetto del fatto che si discuta e proponga, in modo sostitutivo in sede universitaria, ma non di governo, e, ancora più gravemente, in sede extra universitaria, sia sul dove che sul come dislocare una Facoltà dell'Ateneo e, per di più, anche di un eventuale accorpamento con una “parte” di un altra Facoltà di un altro Ateneo.

Si capisce solo che, a prescindere se si tratti di uno stadio (che già c'è) o di un policlinico (che anche c'è), in certi nostri ambienti c'è una liquidità da investire, in una specie di fondo d'investimento, appunto il “project financing”, nelle opere pubbliche, e poco importa quali e se servano.

E tutto questo nel tempo dello “spending review”.

 



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