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NELL’AULA … QUELLA PRESENZA LAST MINUTE

In occasione dell’ultima udienza del processo contro Berlusconi Silvio, imputato per concussione e prostituzione minorile, la pubblica accusa non era rappresentata in aula dal Tribunale di Milanoprocuratore aggiunto Ilda Bocassini che pure da sempre l’aveva sostenuta in modo convinto, ma dal pm Antonio Sangermano accompagnato, addirittura, dal capo dell’ufficio Edmondo Bruti Liberati.

L’udienza, l’ultima, della IV sezione penale del tribunale di Milano, compiuti brevi atti formali, con l'accusa che non ha fatto repliche, è terminata rapidamente e la corte presieduta da Giulia Turri, giudici a latere Carmen D’Elia e Orsola De Cristofaro, ha fatto propria l’accusa e condannato l’imputato a sette anni di carcere e all'interdizione perpetua dai pubblici uffici.

Sentenza certamente temuta con esito da molti atteso e da altrettanto molti non atteso.

Il presidente Turri non deve essere un oratore poiché ha letto l’articolato della sentenza senza quel timbro di voce e l’enfasi che, forse, il caso meritava....

Ciò detto, come accennato è stata notata l’assenza in aula del procuratore Ilda Bocassini che con tanta capacità aveva sostenuto l’accusa nel lungo processo, ufficialmente nientemeno che per ferie programmate.

In effetti colpisce che l’alto funzionario, con una giustificazione che sa tanto di burocratico, non abbia inteso presenziare all’esito del suo lavoro. Se l’assenza effettivamente è collegata al godimento di un diritto, comunque godibile in altro momento, va rilevato che, forse, potrebbe esserci stato anche poco rispetto non solo per il suo lavoro e per l’ufficio che rappresentava, ma anche, e soprattutto, per la controparte e, non ultimo per la corte.

Escludendo, per la sua storia personale, che la Bocassini non abbia voluto presenziare nel timore di un risultato giudiziario negativo nei confronti della sua accusa, resta che l’“ufficio” abbia voluto presenziare all’ultima udienza proprio con il responsabile dello stesso e cioè il procuratore capo Edmondo Bruti Liberati probabilmente per rilevare che l’azione penale, in questo caso particolare ma come sempre peraltro, non è un fatto "personale" ma dell’"intero ufficio" e, come tale, dallo stesso condivisa.

Tuttavia addirittura la presenza del procuratore capo parrebbe andare di là dalla condivisibile solidarietà a un membro, peraltro autorevole, dell’ufficio.

Edmondo Bruti Liberati che ha ricoperto incarichi di rilievo nella Corte di giustizia dell'Unione europea è anche esponente di rilievo dell’Associazione Nazionale Magistrati italiana di cui è stato, tra l’altro, Presidente.

Senza scomodare i rapporti tra magistratura inquirente e giudicante, e tra queste e le sue organizzazioni sindacali, senza, tantomeno, fare la “tara” del peso “politico” del presidente del collegio giudicante e dei giudici a latere e il capo dell’ufficio inquirente, a sensazione, proprio la presenza del procuratore Edmondo Bruti Liberati nell’aula prima della sentenza, peraltro legittima, al di là dai convincimenti  del collegio giudicante e della vicenda processuale, può avere esercitato un suo peso. 

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