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COME UN INTERVENTO CHIRURGICO CHE NON SUSSISTE IL … PROCESSO PISANI

Cosa accadrebbe se dopo un intervento chirurgico durato a lungo, diciamo circa 12 ore, con anestesia connessa, trasfusioni e tutto quant’altro necessita o potrebbe necessitare per un Intervento Chirurgicointervento tanto importante, ivi compreso un momentaneo arresto cardio-respiratorio, il chirurgo uscisse dalla sala operatoria e, candidamente, dicesse ai parenti in attesa di non preoccuparsi perché il paziente è vivo e sta bene ma che, in realtà, l’intervento non era necessario perché la diagnosi, per cui era arrivato al tavolo operatorio, si è rivelata all’atto dell’intervento che “non sussiste”?

I familiari, certamente stupiti e increduli chiederebbero al chirurgo ragione della durata dell’intervento, cioè quale mai fosse stata la necessità di stare sotto i ferri tutto quel tempo, con annessi e connessi, per poi verificare che non c’era niente da operare.

Subito dopo, logicamente, gli stessi vorrebbero essere chiariti su cosa si era potuto vedere di tanto compromettente da suggerire, consigliare o, addirittura, imporre come soluzione una terapia tanto drastica come quella dell’intervento chirurgico.

E, infine, ci sarebbe certamente un esposto alla procura della Repubblica con tutti gli atti consequenziali, civili, penali assicurativi.

Questo nella sanità.....

Vittorio Pisani è stato accusato giugno del 2011 di abuso di ufficio, falso, rivelazione di segreto e favoreggiamento, in una “storia” sul presunto riciclaggio di soldi della camorra in alcuni noti Pisani Vittorioristoranti del lungomare “liberato”, rinviato a giudizio con obbligo di divieto di dimora.

Vittorio Pisani all’epoca del fatto non era proprio un “nessuno” dal momento che era capo della squadra mobile di Napoli, aveva arrestato i due numeri uno della camorra, casalese, Antonio Iovine e Michele Zagaria, ma, anche imprudentemente, aveva obiettato, in un’intervista, che la sacra icona, lo scrittore Roberto Saviano, non meritava la scorta perché, nella sostanza, non esistevano, per assegnargliela, giustificati motivi di sicurezza.

Dopo circa due anni e mezzo il superpoliziotto, com’era chiamato all’epoca, si e ritrovato assolto, «perché il fatto non sussiste», cioè, sostanzialmente, perché non vi erano i “termini” della richiesta di rinvio a giudizio.

Anche in questo caso, come nella metafora, una sorta di lungo intervento chirurgico per una patologia rivelatasi poi inesistente. Anche qui si dice che tutto è andato bene, perché, fuori di metafora, è stato assolto.

Ma quali erano le analisi, qui gli indizi, che hanno portato il soggetto ad un intervento tanto complesso e prolungato? Indagini e indizi sbagliati o solo male interpretati, e non si potevano interpretare meglio, con maggiore prudenza?.

Nei film americani il procuratore che esce sconfitto in tribunale in modo tanto plateale si dice che lascia, o è costretto a lasciare, l’ufficio e va a fare l’avvocato, ma qui da noi non è così, anzi si dice che, a prescindere il risultato,  il “procuratore ha solo compiti di richiesta”.

Anche il chirurgo ha il compito di operare, ma, se sbaglia, o si presume solo che abbia sbagliato, l’assicurazione, che deve contrarre e pagare per legge, paga il paziente su combinato disposto dal magistrato.  

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