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IL CONTO … NON TORNA

Non molto tempo fa, settembre 2012, non in un altro Pese ma in Italia, il Tribunale di Milano, giudice Damiano Spera, ha stabilito che l’Inter e Telecom Italia devono riconoscere un milione di euro a Christian Vieri, difeso dall'avvocato Danilo Buongiorno, per un’attività di “dossieraggio” ai suoi danni.

In tale occasione, l'ex capo della sicurezza Telecom, Giuliano Tavaroli ha detto che Moratti, di persona, gli chiese di indagare su Vieri, che peraltro, a suo dire, non fu l'unico calciatore dell'Inter a essere spiato ….

Nel nostro Paese le intercettazioni telefoniche sono al centro di un acceso ed annoso dibattito politico.

Tribunale di Milano e Logo InterSi tratta, comunque, d’intercettazioni che, pur nell’anomalia di sostituirsi alle indagini vere e proprie per svariati reati, “potrebbero”, in ultima analisi, avere anche una giustificazione laddove una società telefonica che spia, per interesse privato di un azionista, anche compartecipe della società calcistica, nella vita privata di calciatori per verificare se il loro basso rendimento possa avere una qualche spiegazione, è semplicemente fantastico e, per certi versi inquietante.

Comunque, cosi va spesso il mondo direbbe Manzoni.

A meno di un anno di distanza, nello stesso Paese, nello stesso Tribunale di Milano, come appendice di quel processo, altro giudice della prima sezione civile Loreta Dorigo, ha respinto la richiesta di risarcimento in via equitativa presentata dai legali dell'ex arbitro Massimo De Santis nei confronti della società neroazzurra (Inter) per l'illecito trattamento dei dati personali e che si era concretizzato nel dossier chiamato "ladroni". Il giudice sostiene che non c'è prova che l'Inter avesse commissionato le attività di 'spionaggio dell'arbitro Massimo De Santis alla security Telecom e Pirelli, quando questa era guidata sempre da Giuliano Tavaroli, lo stesso che ammise che spiava Vieri e altri su richiesta del Presidente dell’Inter, e nemmeno che l’Inter abbia utilizzato i dati "abusivamente acquisiti".

Finissimo e sofistico il ragionamento delle conclusioni, si ammette da un lato che ci fu l’acquisizione di dati, e anche che quest’acquisizione fu abusiva, ma dall'altro che non c’è certezza sul chi avesse commissionato l’operazione e che, infine, che gli stessi dati siano stati utilizzati sebbene il commissionato, prima e poi, fosse sempre l'ex capo della sicurezza Telecom, Giuliano Tavaroli.

Comunque, cosi va spesso il mondo direbbe Manzoni, milanese ovviamente.

 

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