“Ius soli” (in latino «diritto del suolo») è un'espressione giuridica che indica l'acquisizione della cittadinanza di un dato Paese come conseguenza del fatto giuridico di essere nati sul suo territorio indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori. Esso contrappone allo “Ius sanguinis” (o «diritto del sangue»), che indica invece la trasmissione alla prole della cittadinanza del genitore.

Quasi tutti i paesi del continente americano applicano lo “Ius soli” in modo automatico e senza condizioni. Tra questi gli Stati Uniti, il Canada e quasi tutta l'America meridionale.

Alcuni Paesi europei concedono altresì la cittadinanza per “Ius soli” (per esempio Grecia, Francia, Portogallo, Irlanda, Regno Unito e Finlandia) sebbene condizionata. (fonte WIKIPEDIA) - nella foto in blue scuro i Paesi che l'adottano-.

In questi giorni il Parlamento appare impegnato come se non ci fosse altro da fare a discutere e cercare di approvare appunto lo “Ius soli”...

Come appare più che evidente si tratta di un provvedimento destinato a modificare profondamente il nostro Paese, peraltro inserito in una comunità europea che, anche, e soprattutto, grazie a Valéry Giscard d'Estaing, si è ben guardata da affermare le radici “cristiano-giudaiche” della stessa.

Appare altresì evidente che le ricadute di un’eventuale approvazione della legge non le conferiscono la qualificazione di legge ordinaria.

Approvarla con “disagio”, casomai ricorrendo anche alla “fiducia”, da un parlamento, peraltro, non eletto, non appare una grande scelta politica.

Ma anche a parlamento democraticamente eletto, per le implicazioni insite in un una tale legge, è pensabile che l’approvazione sia prerogativa del solo parlamento o questo prudentemente non farebbe bene a ricorrere preliminarmente ad un “referendum consultivo” del popolo?