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ENRICO CIALDINI E I “SINDROMICI” NOSTRANI

Ad Aprile l’amministrazione comunale di Napoli ha revocato la cittadinanza onoraria, e richiesto la rimozione del suo busto dal salone di ingresso della Camera di Commercio di Napoli, al generale dell’esercito piemontese Enrico Cialdini, tristemente noto per il feroce massacro nel 1861 delle popolazioni di Casalduni e Pontelandolfo, due paesi del Beneventano, come rappresaglia nei confronti dei “cosiddetti” briganti nell’Italia post unitaria.

Personalmente ignoravo l’esistenza di tale onorificenza nonché del busto, e sfido altri ad ammettere che ne il famigerato Enrico Cialdinierano a parte, e, tutto considerato in fin dei conti sembrerebbe, se non un atto dovuto, almeno un atto comprensibile vista la ferocia degli accadimenti e il giudizio storico che sebbene molti anni dopo,  in occasione della ricorrenza dei 150 anni dell’Unità d’Italia, ha visto la vicinanza espressa a tale vicenda da Giuliano Amato, presidente delle celebrazioni unitarie, anche a nome del Capo dello Stato.

Obiettivamente ci sarebbe da chiedersi le motivazioni di quella che conferì, con tanto di busto, la cittadinanza onorario al Cialdini piuttosto che dei perché dell’attuale delibera dell’amministrazione comunale.

Invece la cosa ha suscitato solo stupide e strumentali critiche per fortuna da parte di pochi nostrani che circa l’annessione del sud continuano a vivere la sindrome di Stoccolma.  

  

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