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A PROPOSITO DELLA SENTENZA MEDIASET

 

Non può non fare riflettere un articolo di Piero Sansonetti  

Sentenza Mediaset, è monarchia giudiziaria
Magistratura talebana stende Silvio e la politica

che di seguito riproduco ....


Piero SansonettiPubblicato da Piero Sansonetti 
il 1 agosto 2013.
Pubblicato in gli Altri

Nel dopoguerra non era mai successa, in Europa, una cosa del genere: il capo  incontrastato di uno dei due principali schieramenti – che negli ultimi vent’anni si sono alternati al governo e che oggi governano in una grande coalizione – viene spedito in galera, o ai domiciliari che tecnicamente è la stessa cosa. Per cercare dei precedenti bisogna andare a frugare tra i regimi autoritari: la Spagna franchista, il Portogallo di Salazar, la Grecia dei Colonnelli, i paesi dell’Est comunista. E’ possibile qualche paragone italiano, durante la stagione di “mani Pulite” vent’anni fa, ma non sono paragoni precisi. Craxi fu condannato in via definitiva, ma prima della condanna era riparato in esilio in Tunisia. E poi Craxi, quando fu condannato, era stato già spazzato via dalla politica italiana.

Davvero c’è qualcuno che crede che questa sentenza non avrà conseguenze politiche? O è un folle o è un ipocrita. La politica italiana è terremotata, letteralmente, da questa sentenza, essenzialmente per due ragioni che provo a illustrare.

Prima. La più scontata. La condanna contro Berlusconi esaspererà gli anime delle parti più oltranziste del Pd e del Pdl. Sotterrandone le componenti moderate e governative. Il Pd non reggerà l’urto della sua pancia giustizialista, specialmente in una fase precongressuale, ne sarà travolto e dovrà rinunciare al moderatismo di Letta. Il Pdl altrettanto. Il movimento di Grillo soffierà sul fuoco, mettendo il Pd alle strette.

Seconda. I rapporti tra magistratura e politica con questa sentenza cambiano definitivamente. Non so se avete notato la coreografia. I giudici della Cassazione hanno violato tutti i protocolli, hanno chiamato i giornalisti ad assistere allo show, hanno alimentato ore e ore di diretta televisiva all’americana. Perché lo hanno fatto? Per dare visibilità e per spettacolarizzare la sentenza e la propria affermazione di potere. Alla Cassazione non è sfuggito il fatto che la condanna di Berlusconi - assolutamente discutibile sul piano giuridico – rappresentava anche sul piano simbolico la sconfitta e l’umiliazione della politica. E non hanno voluto in nessun modo nascondere questo aspetto. Da oggi il potere della magistratura non ha più nemici. La Procura di Milano potrà decidere i termini della carcerazione domiciliare di Berlusconi, impedirgli o no di avere colloqui politici, di parlare la telefono, di fare interviste o dichiarazioni. Lo hanno tecnicamente e fisicamente nelle loro mani. Per la destra è una sconfitta storica e devastante. E la sinistra non avrà altra scelta che allinearsi ai Travaglio, ai Flores e ai sacerdoti della magistratura , inchinarsi, e perderà qualunque autonomia e i suoi nuovi poteri saranno tutti – come si diceva una volta – “per graziosa concessione del re”.

E già: c’è un nuovo re, a 65 anni dal referendum che sconfisse Umberto, e questo nuovo monarca è il potere giudiziario. Il quale, al suo interno, ha visto l’ascesa e poi la completa vittoria della sua componente – come dire - ”religiosa”. Composta da quei magistrati che profondamente e in buona fede ritengono di avere avuto un mandato da Dio: punire Berlusconi. Di questa visione “sacra” della giustizia terrena, nessuno in questi anni si è reso conto. Lo stesso Berlusconi è stato convinto di potersi giocare sul tavolo della politica la sua partita con i giudici. Era convinto che la Magistratura avesse un disegno, e che si poteva smontare questo disegno.  Ma la magistratura non aveva nessun disegno: aveva una missione, una “visione” superiore, una spinta talebana, che non può essere contenuta con nessuna battaglia politica.

L’errore di Berlusconi è stato fatale: non c’è dubbio che è lui, molto più della sinistra, il responsabile della mancata riforma della Giustizia. Nel ’97 la riforma era pronta, elaborata dalla bicamerale di D’Alema: Berlusconi la fece saltare per miope calcolo politico. E commise lo stesso errore nel 2008, quando lasciò che De Magistris silurasse il governo Prodi affondando il ministro Mastella che, anche lui, stava preparando la riforma. Oggi Berlusconi, e l’Italia, pagano carissimi quegli errori di miopia. Difficile prevedere le prossime tappe. E’ ormai quasi impossibile la riforma della giustizia, è impossibile l’amnistia, sono probabili elezioni anticipate che in linea di massima dovrebbero favorire il Pd, il quale, però, se vincesse, sarebbe ancorato a una politica di destra sul piano sociale e giustizialista sul piano politico. Non c’è da stare molto allegri.

 

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