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UN NAPOLI INTERNAZIONALE MA CON L’INCOGNITA DELLO STADIO

Il recente acquisto di Gonzalo Higuain, dopo gli altri gli altri ovviamente, al di là del valore sportivo, assume un valore politico straordinario.

Anzitutto fa giustizia a Riccardo Bigon in quanto dimostra che il bistrattato direttore è in grado di fare mercato e che, probabilmente, i passati mercati in sordina, nonché i cosiddetti flop a lui attribuiti, possono, e devono, riconoscere anche altre paternità o, quantomeno, altre compartecipazioni ed assensi.

Un secondo aspetto è rappresentato dal fatto che la società con il suo presidente investe, come in verità ha sempre investito, dalla C1, ma allora, in passato, forse, con indirizzi un “pochetto” provincialotti, soprattutto recenti … “suvvia”....

Per la prima volta la società ha ingaggiato un allenatore con “curriculum” internazionale e, va detto che da subito tutto è apparso diverso pure anche con i rapporti con i “tifosi” e con la 

Hugain Gonzalostampa. Quella dei rapporti è un’attività intensa, forse, sfibrante ma stampa e tifosi non sono un optional.

Il presidente da uomo di spettacolo  e di comunicazione bene sa che il pubblico ha le sue esigenze e c’è necessità anche che la stampa non stronchi il prodotto: anzi.

Rafé Benitez è in sintonia anche se c’è chi in principio ha storto il naso, forse preso e compreso del parlar tosco.

Poi c’è il fatto che il Napoli acquista calciatori internazionali: nientemeno che dal Real de Madrid. Non cariatidi né, tantomeno, giocatori a fine carriera. Una dimensione inimmaginabile e ben al di là del fatto che pochi anni fa eravamo falliti e abbiamo ripreso dalla C1.

L’ingegnere, Corrado Ferlaino, ai tempi di Diego Maradona, el pibe, cercò di prendere dal Real José Miguel González Martín del Campo, meglio noto con lo pseudonimo di Míchel. Si favoleggiava sugli incontri dei due presidenti, al largo di Capri, sul panfilo spagnolo, dalla bandiera a poppa a strisce gialle e rosse, larga e lunga come un lenzuolo di letto matrimoniale.

Míchel al Napoli non venne mai.

Non si sa, come in tutte le cose della vita, come andrà  finire il Napoli di De Laurentiis e Benitez ma già la novità di questa dimensione europea ed internazionale è, dal 1926, anno di fondazione della società, una gran bella novità, che è bello e nuovo vivere.

La sensazione ora è anche che sembra nelle cose che questa società, per le dimensioni che si sta dando, non possa più ulteriormente giocare “fuori casa”, cioè nello stadio del comune che, peraltro, pervicacemente, non vuole alienare, e qui è l’ulteriore problema, pur non potendoselo permettere, nel senso di “mantenerlo” ed “accudirlo”, dando solo biglietti omaggio e affidando, indifferente, il suo stato decadente alle impietose immagini televisive.     

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Commenti

  • angelo d'amore Venerdì, 26 Luglio 2013

    speriamo che alla " internazionalizzazione " della societa' segua anche quella dell'impianto, affinche' le signore tifose allo stadio, possano fare la pipi' in maniera per cosi dire piu' " europea "...
    saluti!

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