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C’E’ BISOGNO DI CHI “SPARIGLI”

Sparigliare, nel gioco della scopa e dello scopone, significa fare prese di più carte di valore diverso, in modo che le altre dello stesso valore restino in numero dispari (Treccani.it).

"Non capisco perché Hollande vada ai vertici europei e noi no. Non ci invitano più, è demoralizzante".

Chi parla così non è il mio simpatico giornalaio, con cui scambio battute nel gesto antico dell’acquisto del quotidiano, ma Giorgio Squinzi (1943), il presidente di Confindustria....

Aveva tre anni Giorgio Squinzi quando il 10 Agosto 1946 Alcide De Gasperi (1881–1954), dopo tre giorni di anticamera, tenne il noto discorso alla conferenza di pace di Parigi dicendo, tra l’altro, (ma il discorso andrebbe riletto integralmente): “prendo la Alcide De Gasperi (1881-1954)parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me: è soprattutto la mia qualifica di ex nemico, che mi fa considerare come imputato, l'essere arrivato qui dopo che i più influenti di voi hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione”.

Ritiene Giorgio Squinzi, e altri, che a distanza di sessantanove anni la parte iniziale del discorso di De Gasperi possa in qualche misura essere emendabile? Che c’è qualcuno di tale statura che possa assumere il ruolo di Alcide Gasperi per invocare la cortesia dopo che “che i più influenti hanno già formulato le loro conclusioni in una lunga e faticosa elaborazione”? Ritiene poi che, sebbene siano trascorsi sessantanove anni, “i più influenti”, di allora e di oggi, ci abbiano veramente affrancati, dal ruolo di “nemici” e di inaffidabili?

Abbiamo goduto negli anni trascorsi un ruolo internazionale non per meriti ma solo per una condizione geopolitica non più riproponibile come la guerra fredda e noi sede del partito comunista più forte d’Europa separati dal primo Paese del Patto di Varsavia solo dal braccio di mare dell’Adriatico.

Avevamo un ruolo, che abbiamo anche onorato, ma in quel tipo di scacchiere.

La fine dei blocchi, la costituzione della comunità europea unitamente alla scomparsa per via politico-giudiziaria di una classe dirigente corrotta (termine che fa sorridere leggendo i quotidiani) hanno disegnato uno scenario diverso che abbiamo “approcciato” con il piglio dell’ ”arricchito” e forti di una sottocultura politica ormai in mano alle terze quarte linee, e poi sempre più all'indietro, di quelle che furono i partiti, se tutto va bene.

Fu così che aderimmo senza se e senza ma alla comunità europea, senza almeno una doverosa consultazione elettorale, subendo un cambio lira-euro insostenibile.

La costituzione dell’Unione Europea, sotto questa luce, ha rappresentato, la “istituzionalizzazione” dei vecchi vincitori che si sono tirati dentro la Germania, o, viceversa, la rivincita postbellica della Germania che si è tirata dentro i vecchi vincitori lasciando altri, tra cui l’Italia, nella condizione di un vicereame o anche solo di una colonia.

La situazione, così com’è, appare senza ritorno. L’unica possibilità è nel cambio dello scenario.

Lo ha capito bene la Grecia che si muove “irritualmente”, sparigliando appunto, non solo nello scenario economico-finanziario europeo ma anche in senso politico con aperture a partenariati extraeuropei.

Ma Alexis Tsipras e Yanis Varoufakis sembrano politici di livello diverso.

Anche l’Italia avrebbe bisogno di sparigliare, se avesse i politici.

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