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IL CAMPO DI TENNIS POSTICCIO NE …LA PIU’ BELLA CITTA’ DE LE MARINE!

…. la più bella città de le marine …

… così Aleardo Aleardi (1812-1878) definisce  Napoli nella sua triste e romantica poesia, Corradino di Svevia, in cui ripercorre la morte del giovane sovrano, il trionfo degli Angiò, la fine del ghibellinismo nel meridione e la premessa dell’avvento degli Aragonesi.

Via Caracciolo, Francesco Caracciolo, dal nome dell’ammiraglio napoletano brutalmente impiccato nel ‘99 e fatto gettare, poi, in mare dall’ammiraglio inglese Horatio Nelson, con via Nazario Sauro, via Partenope e via Acton, è quella parte del lungomare che fiancheggia la villa comunale, già “Real Passeggio” appunto … de … la più bella de le marine.... CONTINUA

Nell’ambito dell’incredibile disordine toponomastico della città, il lungomare Caracciolo è sovrastato dalla statua del generale Armando Diaz cui, invece, è intitolata, molto lontano, una strada praticamente anonima a ridosso di via Roma, già via Toledo, dal nome del viceré Pedro Álvarez de Toledo che volle congiungere, così, la storica città “vecchia” con l’espansione di Chiaia.

Nell’Italia postunitaria Via Caracciolo venne costruita su una “colmata”, fenomeno, quindi, ricorrente nella città, ma che, comunque, realizzò una delle più belle litoranee del mondo che poco o nulla ha da invidiare ad altre decantate realtà come la Promenade des Anglais di Nizza o, l’ineguagliabile, per d’Annunzio, lungomare di Reggio Calabria.

Si rubò al mare, si perse la spiaggia di Chiaia, venne, poi, costruita una bruttissima scogliera di massi bianchi che contrastano ferocemente con il nero muro borbonico, e, se possibile, ulteriormente imbruttita grazie ai “baffi” di scogliera, sempre inizialmente e sempre solo provvisori, voluti dall’organizzazione “solo” di una tappa della Coppa America di vela.

Poi si è scoperto che il lungomare de … la più bella de le marine poteva costituire anche scenario addirittura per uno stadio di tennis che, adesso, si vorrebbe divenisse, sempre provvisoriamente, un qualcosa di permanente, sempre e solo per l’estate, per “generici eventi”, Simulazione e Realizzazionea ridosso dell’appassita casina dei fiori, della degradata grande cassa Armonica di Errico Alvino di quello che fu il Real Passeggio e poco distante dall’allucinante recente crollo dell’ala del Palazzo Guevara di Bovino alla Riviera di Chiaia.

A Napoli si ama l’estemporaneità, il “coup de théâtre”,  il “temporaneo che diventa poi definitivo”, si ama lo spirito dell’abusivismo.

In una città di fatto senza impianti sportivi non si coltiva e realizza un progetto organico, ipotizzando, per dire, una Flushing Meadows mettendo finalmente mano a Bagnoli, coinvolgendo i “privati” per costituire un alto premio in danaro per il vincitore di un ipotetico Torneo di Napoli, ma, piuttosto, ecco una cosa a perdere, temporanea, prefabbricata, rigorosamente “multifunzionale” sulla litoranea del  la … più bella città de le marine…. dall’elegante inesistente pista ciclabile e solo grande attrattiva per i camper di porketta e i tanti vù cumprà. 

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