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IL POLICLINICO FEDERICO II E’ DA RICOSTRUIRE O SOLO DA RIATTARE?

Recentemente mi sono chiesto della  “bizzarria” insita in quel progetto di volere trasferire un complesso ospedaliero universitario, di costruzione relativamente recente, in un altro, tutto da Policlinico Federico IIcostruire, a Scampia e del perché, piuttosto, non si mettano allo studio soluzioni che possano permettere l’utilizzo ottimale delle strutture edilizie già esistenti

Per molti “addetti ai lavori”, soprattutto fra quelli che si scambiano “idee” nei week end, il costo della “neocostruzione” sarebbe aggirabile con la parola magica della Finanza di Progetto (Financial Project) che in Italia, se in altri settori (trasporti) ha dato ottimi risultati, in Sanità è stata quasi sempre un fallimento.

Così, quale prova concreta, basti pensare all’Ospedale del Mare e all’Ospedale Leonardo Bianchi che rappresentano, appunto, la testimonianza del fallimento della finanza di progetto in Sanità nella nostra Regione.

Aggiungo oggi che andrebbe valutata anche quell’aspetto non secondario insito nel progetto politico a volere trasferire il Policlinico Federiciano da dove attualmente insiste presso zone ultraperiferiche, quasi a volerne favorire l’inaccessibilità o, quantomeno, a scoraggiarla.

Maria Triassi, direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dello stesso Ateneo Federico II in un articolo pubblicato su IL MATTINO non solo condivide le mie perplessità ma ne aggiunge altre …..

Pubblicato il 12.11.2013 da b2ap3_thumbnail_LOGO-Il-Mattino.jpg

POLICLINICO A SCAMPIA VANNO RESPINTE LE SPECULAZIONI

Triassi MariaFaccio riferimento al lucido articolo di Lucio Palombini “Medicina delle Federico II a Scampia?” del tutto eufemisticamente, definita idea bizzarra.

Innanzitutto mi sorprende, e non poco, il concetto della delocalizzazione e anche che si possa trovare più vantaggioso costruire un ospedale o un Policlinico ex-novo.

Il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Federico II, da me diretto, ha, da tempo, presentato, appunto, per il Policlinico Federiciano un progetto in tal senso.

La moderna concezione dell’edilizia ospedaliera, infatti, conscia degli oneri economici derivanti dalla manutenzione degli edifici, dei percorsi e degli spazi comuni, prevede che tali spese possano essere ristorate da ricavi provenienti da attività di formazione, alberghiere e ricreative previste all’interno dei suddetti complessi.

Perché allora le imprese di costruzione non sono interessate ad investire presso l’attuale Policlinico Federico II per la trasformazione di interi edifici da utilizzare per attività alberghiere, formative e ricreative da mettere sul mercato?

Non si dica che costruire un complesso ospedaliero ex-novo è meno costoso che ristrutturarne uno già esistente, perché da questo calcolo apparirebbe di parte poiché trascurerebbe almeno i costi derivanti da:Traslochi e trasferimenti di attrezzature e strutture per la Didattica, l’ Assistenza e la Ricerca; Acquisti e contratti di manutenzione per le apparecchiature ex-novo; Spese di funzionamento per rinnovo di contratti di servizi.

Se si vuole adoperare lo strumento della Finanza di progetto questo andrebbe adoperato in modo più vantaggiosa per una ristrutturazione che non per una costruzione ex-novo.

La verità è probabilmente il fatto che, come ricorda Lucio Palombini, il Policlinico incide su circa 44 ettari di terreno, una volta ritenuto fuorimano.

 

Maria Triassi

Direttore Dipartimento Sanità Pubblica

Università Federico II Napoli

 

 

 

 

 

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