Si sono voluti celebrare, per volontà di pochi, i 40 anni della facoltà di Medicina Federiciana.

Questo evento ha ricevuto critiche interne (sommesse) ma anche una pubblica riportata dalla stampa.

In quest'ultima, nella sostanza, al di là di molte sfaccettature, si sostiene che la “logica” della nascita della seconda Facoltà di Medicina e del Policlinico ad essa connesso comportò, di fatto, il prevalere “politico” (a prescindere, quindi, la qualità) delle attività di “diagnosi e cura”, ed il conseguente reclutamento ad esse connesso, su quelle più squisitamente universitarie quali la “didattica e la ricerca”.

E' una tesi vera, difficile, pertanto, da smontare e pure anche da contrastare. Riscontro di questa tesi sono, ancora oggi, nel complesso di Cappella dei Cangiani, la mancanza dei luoghi di aggregazione per gli studenti, l'assenza, per gli stessi, di una “vera” e confortevole mensa, e, infine, di una biblioteca dove impostare le ricerche e la preparazione della tesi di Laurea e perché no anche per la ricerca e l'aggiornamento dei Docenti.

Ma ciò che appare più inverosimile, e per certi versi non credibile, è il fatto che nella “moderna” Facoltà di Medicina e Chirurgia si consente che si laureino in medicina, e successivamente si specializzino, giovani che non solo non hanno mai visto un “cadavere” ma ignorino il riscontro diagnostico ed il metodo epicritico ad esso connesso perché, di fatto, manca una sala settoria per riscontri diagnostici non medico-legali e, con il tempo, se ne è, addirittura, persa la consuetudine a richiederli da parte dei clinici e, quindi, a farli da parte degli anatomo-patologi.

E lo chiamano insegnamento.