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LO SCANDALO DEI PASCHI DI SIENA COME QUELLO DELLA BANCA ROMANA E LA CORTE DEI CONTI
Quello della Banca Romana, nello stato postunitario, all’incirca fra il 1887 e il 1893,fu uno scandalo politico-finanziario che coinvolse anche alcuni settori della sinistra storica.
La Banca Romana, per coprire perdite collegate a eccessivi investimenti nel settore edilizio, in un periodo di depressione, emise nuova moneta non solo senza copertura ma, addirittura stampando alcune serie di biglietti con lo stesso numero di serie.
A tale proposito va ricordato che nello stato postunitario, nel periodo in oggetto, l’emissione di moneta era una prerogativa di sei istituti bancari centrali e precisamente: la Banca Romana, la Banca Nazionale di Torino, il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito.
Da meridionale e napoletano non posso sottacere che il Banco di Napoli, insieme al Banco di Sicilia, fu privato di tale prerogativa nel 1926.
Da questa data la Banca d’Italia divenne l’istituto di emissione.
Come possono facilmente notarsi ci sono molte circostanze simili con quanto, in questo periodo, si sta verificando alla Banca del Monte dei Paschi di Siena.
Andrebbe anche ricordato che la città di Siena per la sua fedeltà al “fascio”, e perciò detta “la fascistissima”, ebbe in quel periodo, insieme alla prerogativa dell’unicità Palio (molte altre città Toscane compievano all’epoca il palio), anche il controllo del comune sulla banca (se non ricordo male) mentre a Napoli si tolse la prerogativa del Banco di Napoli di battere moneta.
Tornando a noi il Monte, detto “babbo”, oggi, come allora la Banca Romana, sempre in depressione, con l’accondiscendenza, se non con la complicità di alcuni settori della sinistra, pare abbia emesso “derivati” scoperti, non potendosi più battere moneta.
Allora s’intervenne con la creazione della Banca d’Italia che, purtroppo, oggi già c’è, ma che non è stata in grado di prevenire quanto accaduto, venendo meno, in un certo qual modo, alle sue prerogative.
Il governatore Ignazio Visco invoca 'Più poteri a Bankitalia, via i cattivi manager' richiesta dura, che, tuttavia, non giustifica il corto circuito in tema di vigilanza.
La richiesta, se accolta, potrebbe essere insidiosa, se fosse invocata anche dalla Corte dei Conti.
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