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UN NUOVO, VECCHIO GOVERNO MA CON UN RENZI IN PIU’

La nomina di Pier Carlo Padoan al Mef è “Una garanzia per Bruxelles e la Bce. Prevale la linea della continuità” scrive Repubblica “ma se la linea economica resta quella del governo Letta, valeva la pena di fare tutto questo casino?” chiosa Piero Sansonetti su GLI ALTRI.

Più procedono le cose più quella cui stiamo assistendo resta una storia interna al PD, cioé da quando Matteo Renzi ha scalato la segreteria dello stesso ed ha trasformato Letta in uno “zombi” che si trastullava in viaggi e presenzialismo da premier, al punto che il Presidente Napolitano ebbe a dire, in modo molto poco presidenziale, "La parola ora sta al Partito democratico" si badi non alle Camere...

Si consentì, così, che la direzione dello stesso PD di fatto sfiduciasse un premier e ne indicasse Matteo Renziun altro determinando la nascita di “un governo nato attraverso una procedura che non ha niente a che fare con i meccanismi della democrazia. Non esiste alcuna relazione tra questo governo e le elezioni parlamentari che si sono tenute un anno fa e che avevano indicato il nome di Pier Luigi Bersani come presidente del Consiglio”, scrive sempre Piero Sansonetti.

Adesso siamo ai titoli di coda, in caso di fallimento di questo governo probabilmente c’è poco o nullo spazio per altro genere di alchimie, e, con o senza nuova legge elettorale non si potranno impedire nuove elezioni e, stando così le cose, dopo le elezioni europee che vedranno, con ogni probabilità prevalere l’antieuropeismo in varie salse, se ne gioverà soltanto il M5S che è movimento giovane, effervescente e di rottura ma, purtroppo, probabilmente ancora senza capacità terapeutiche. 

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