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ALTRO CHE MUSEO DELLA SCIENZA

All'indomani del "rogo" delle strutture di Bagnoli enfaticamente definite “città della scienza”, mentre sono subissato da appelli e da mail che invitano a versare danari per ricostruire, mentre, praticamente, tutti, sia individualmente che come rappresentanti delle istituzioni locali e anche dello Stato centrale si sperticano a sottolineare l'enorme danno ricevuto della città, dimenticando, ignorando e tacendo con incredibile superficialità, se non complicità, del degrado in cui sono le Langone Camillouniversità della Campania, loro sì vere sedi istituzionali della scienza cioè della “creazione del sapere e della trasmissione critica del sapere” Camillo Langone (Potenza 1962) giornalista e scrittore italiano che scrive per Il Foglio, Il Giornale, Libero, La Gazzetta del Mezzogiorno, controcorrente esprime concetti da alcuni condivisi e, forse, condivisibili, anche se parzialmente, da altri.

Camillo Langone se non è il tuo tipo, lo respingi. Insomma, non lo leggi. “A me come a Orazio basta l’applauso delle prime file”, afferma egli stesso, con dichiarata immodestia» (Marisa Fumagalli).

Riporto di seguito il suo articolo pubblicato su IL FOGLIO QUOTIDIANO del 7 di Marzo 2013………


Altro che Museo della Scienza

Dovevano bruciarla prima

La Città andata a fuoco e i suoi equivoci culturali, amministrativi, retorici. Il cui maggior interprete è Sua Pomposità Saviano, che ora si crede Plinio il Vecchio

C’è qualcosa di pietoso nel rogo della Città della Scienza napoletana. Non è propriamente un’eutanasia (troppo pliniano, troppo spettacolare l’evento) ma certo è la fine di un’agonia. La Città della Scienza si dichiarava eccellenza ma era una poveracciata che non pagava gli stipendi, che non pagava i fornitori, che non pagava nessuno nella migliore tradizione partenopea e parte italiana. E chissà che le fiamme non siano state appiccate (irrazionalmente, ovvio) da qualche creditore inferocito. Come spesso accade il commento più divertente è quello di Sua Pomposità Roberto Saviano: “Mi sento di cenere. Ossa di cenere, pensieri di cenere, cuore di cenere. Come Napoli, che oggi è di cenere”. In “Gomorra” si credeva Malaparte, adesso si crede Plinio il Vecchio, solo che lo scrittore latino in cenere c’è finito davvero, non per metafora. Invece il bestsellerista napoletano prosegue incontinente a cinguettare e in un tweet avanza la facile ipotesi camorra: “Da sempre i clan vorrebbero edificare a Bagnoli”. Possibile, ci mancherebbe: vorrei solo capire la mancanza di tempismo, perché mai avrebbero scelto il peggior momento immobiliare della storia repubblicana. Il sindaco De Magistris ha riesumato lo stile “piezz’ ’e core” di Filomena Marturano: “Oggi migliaia di ragazzi e bambini di Napoli si sono svegliati piangendo per la distruzione di Città della Scienza”. Manco avessero bruciato vivo Babbo Natale. Ce li vedo proprio, i piccoli napoletani, disperarsi per le sorti della scienza. E’ vero che i padiglioni arrostiti di Bagnoli erano frequentati pure da scolaresche ma la gitarella fuori porta mirava alla comprensione del funzionamento di telescopi e caleidoscopi, sai che spasso. Alla Città della Scienza di gran scienza non se ne faceva, si faceva più che altro divulgazione scientifica, un’altra cosa. Il fondatore, professor Vittorio Silvestrini, ex politico comunista (consigliere regionale negli anni Ottanta) che era solito circondarsi di ex politici comunisti al punto che l’altra notte è andato in fumo anche il poco che restava del bassolinismo, non ha mica vinto un Nobel: ha vinto un premio Descartes per la comunicazione scientifica. Bene, bravo, ma la scienza è fatta di scoperte e che cosa abbiano mai scoperto a Bagnoli non è dato sapere. Nemmeno la ricetta definitiva delle nozze coi fichi secchi sono riusciti a mettere a punto.

I soldi sono stati un problema fin dall’inizio: lo stato avrebbe dovuto metterci il 30 per cento e al resto avrebbe pensato il mercato per vedere il quale, a Bagnoli, serve proprio il telescopio. Qui perfino l’acciaieria era fuori mercato, figurarsi questo miraggio meridiano intorno al quale più che quattrini si sono spese parole, decenni di sproloquio paravendoliano di chi puntava a “riconvertire l’identità operaia nell’immateriale”. Viene in mente il Montale più di destra: “Con quale voluttà / hanno smascherato il Nulla. / C’è stata un’eccezione però: / le loro cattedre”. I marxisti scientisti della Magna Grecia sognavano di sostituirsi all’industria ed ecco il risultato: l’Italsider pagava lo stipendio a 7.000 operai mentre loro non riescono a pagarlo a 160 dipendenti (anche di meno, secondo il consigliere d’amministrazione Pietro Greco, e nella discrepanza numerica si manifesta il groviglio di fondazioni e sottofondazioni, una più indebitata dell’altra, incomprensibile perfino a chi è preposto ad amministrarlo). Alcuni lavoratori avanzano 4 mensilità, altri ne avanzano 16: anche lo stipendio è immateriale, anche lo stato che ha tradito l’impegno minoritario del 30 per cento e deve al centro 7-8 milioni. E pure la regione Campania che doveva 2 milioni, ha chiesto di accordarsi per 800.000 e non ha mai versato nemmeno quelli.

 Più che la Città della Scienza sembra la Fiera della Pera Cotta. Adesso il presidente Caldoro esclama: “Bisogna reagire in modo concreto”. Forse, avesse a suo tempo onorato concretamente il debito, gli scienziati immaginari di Bagnoli avrebbero scoperto l’esistenza dei materiali ignifughi: 12 mila metri quadrati sono bruciati in meno di mezz’ora, complimenti. Forse si sarebbero dotati di un impianto antincendio meno comico: era tarato per scattare al primo accenno di fumo ma le fiamme sono divampate senza fumo, accidenti. Fra tante lacrime retoriche mi è sembrato sincero il dolore di Edoardo Bennato, nato proprio a Bagnoli: “Ho una figlia di 7 anni e da quando era piccolissima l’ho portata alla Città della Scienza, che era una perla, un centro di cultura strutturato benissimo”. Quindi ho cercato di capire meglio quali fossero queste benedette attività culturali, non potevo credere che Bennato si riferisse solo ai telescopi e ai caleidoscopi. Ho scoperto che nei capannoni dell’ex Italsider si propagandava l’evoluzionismo, una superstizione ottocentesca ancora presente negli ambienti parascientifici (evidentemente anche nei residui ambienti cantautorali). Il darwinismo è una forma di nichilismo e secondo il filosofo Fabrice Hadjadj dire a un ragazzo che discende dai primati significa approfittare della sua natura fiduciosa per gettarlo nella disperazione e indurlo a comportarsi da scimmia. Dovevano bruciarla prima, la Città della Scienza.

 

 

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Commenti

  • angelo d'amore Sabato, 09 Marzo 2013

    aspettiamo ansiosi commenti di saviano, bassolino e marone...
    puo' darsi che adesso si diano davvero da fare. la qual cosa, si presta alle piu' svariate strumentalizzazioni.
    circa bennato, lui in tempi non sospetti, cantava di un'isola che non c'e'...
    un'intera generazione e' cresciuta nell'utopia di un costruito rinascimento.
    la citta' della scienza era un gioiello incastonato all'interno di area degradata, mai bonificata, ne' convertita.
    speriamo non ci siano incendi improvvisi, anche nella zona orientale, epicentro di tanti progetti incompiuti o mai portati a termine.

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