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BERSANI E LA FANTASIA … BLOCCATA
Il segretario Pierluigi Bersani è uomo dal parlare che, in verità un poco autoreferenzialmente, si autodefinisce chiaro ma che chiaro non lo è per niente.
All’indomani dei risultati elettorali, l’ultima e stata che è arrivato primo ma che non ha vinto. Roba che, al confronto, l’affermazione di Aldo Moro circa la convergenza delle rette parallele è un’affermazione alla Catalano, di “Quelli della notte” memoria.
Questa condizione umoristica, alla Woody Allen, per intenderci, gli consente di rigettare la richiesta di quella parte del suo partito che ne chiede le dimissioni e, inoltre, di pretendere che gli sia affidata la formazione del governo.
Poiché all’umorismo segue il surreale, il fatto di essere arrivato primo ma senza vincere e, quindi, senza possibilità numerica di governare gli fa affermare di essere contrario alle larghe intese.
Come in campagna elettorale Pierluigi Bersani chiedeva a Mario Monti, ingenuamente supponente per un improbabile successo (gli italiani odiano chi mette loro le mani in tasca – ammonisce Pansa), di chiarire da che parte stesse, adesso, a risultato elettorale concluso, cambia obiettivo e chiede a Grillo e al suo movimento “Grillo decida o tutti a casa”.
Per certi versi, in momenti diversi, i due hanno risposto in modo simile: Monti “Io sto dalla parte delle riforme” oggi Grillo “No a governo dei partiti. Su voto contro o astensione decidono i gruppi”.
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