Non è che bisogna prendere come oro colato e, quindi, acriticamente i risultati che provengono da studi che con criteri “oggettivi” esaminano un certo fenomeno e stilano poi una “classifica”….

I risultati delle classifiche possono dispiacere ma, se correttamente redatti, alla fine, rispecchiano la realtà.

Nel Gennaio 2013 comparve, riportata da Il Sole 24 Ore, la notizia “L'Italia perde quattro posizioni nella classifica di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa”, piazzandosi al 57mo posto, su 179 Paesi, dopo Botswana e Niger, con tutto il rispetto per questi Paesi.

Parliamo di libertà di stampa cioè di un qualcosa di costituzionalmente protetto (art.21).

Anche l’Università Italiana è piazzata male nelle classifiche specialistiche e, come per l’Università, anche per la Stampa non un dibattito serio, analitico se non commenti di circostanza, se pure. Anche l’Università ricade nei diritti costituzionalmente protetti (art.33).  

Eppure l’impatto “sociale” di Università e Stampa è forte ed analogo.

Cos’hanno, o possono avere, in comune queste due imbarazzanti vicende?

Entrambe soffrono, o godono, a secondo dei punti di vista, del finanziamento statale.

La Stampa secondo Vladimiro Zagrebelsky è (dovrebbe essere meglio) il “Cane da guardia della democrazia. Questo è il ruolo che la stampa svolge (deve svolgere, deve poter svolgere) in una società democratica, secondo una formula ripetutamente utilizzata, con lessico anglosassone, dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”.

Cioè dovremmo immaginare un cane che, eventualmente, morde chi la fa “sopravvivere”, tralasciando per pietà di ragionamento le TV, soprattutto pubbliche.

Marco Travaglio per la condizione suddetta ha coniato l’aforisma: “Se in America il giornalismo è il cane da guardia del potere, in Italia è il cane di compagnia. O da riporto”.

Ecco perché quel piazzamento in classifica, ecco perché non se ne parla, lo straordinario, invece, è che è stato riportato da Il Sole 24 Ore.