Ci fu un periodo che nello stadio di Napoli, il San Paolo, si doveva andare in anticipo altrimenti addirittura si rischiava di non potere entrare.

Altri tempi, fatti di scavalcatori di mura di cinta, portoghesi, raccomandati (alle porte) ma, soprattutto abbonati.....

Per anni c’è chi ha conservato come cimeli l’abbonamento. Era un atto di appartenenza per non scomodare la fede. La società incassava in anticipo, a prescindere le sorti del campionato. Unico riferimento era una sorta di “cartellone” di presentazione della società inteso come campagna acquisti, quando questa si chiudeva prima dell’atteso ritiro precampionato.

Quest’anno le tessere di abbonamento agli azzurri dicono sono state appena seimila e l’anno scorso poco più di ottomila per una discesa costante. Anche gli spettatori della prima di campionato allo stadio San Paolo sono stati circa diciottomila.

I dati delle presenze allo stadio, compreso il numero delle tessere, ha portato il patron attuale il produttore cinematografico Aurelio De Laurentiis, abbreviato in ADL, com’è abbreviata la cinematografica Los Angeles in LA, ad una stucchevole polemica con la Gazzetta dello Sport, la nota “rosa”. Così come accade ai politici che incolpano i giornali per le loro défaillance.

Ma il calo delle tessere, ed il calo degli abbonamenti dovrebbero, invece, allarmare il patron tanto attento ai…. bilanci perché sono sempre il segno della salute della società e a non fidarsi troppo dello “stadio virtuale” che a lui piace molto, un poco come sono le sale cinematografiche a dare il “polso” del successo di un film non certo il passaggio televisivo e, per finire, un poco come sono le tessere di un partito politico a dare il segno della vitalità del partito. E lo dimostrano gli stadi stracolmi sempre del Real Madrid, del Barcellona, tanto per fare un esempio.

Senza queste si possono anche vincere le elezioni: ma non è detto che si rivincano così come senza spettatori allo stadio non è detto che i bilanci societari tengano a lungo.