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CHIUDE L’UNITA’ E IL SEGRETARIO DELL’EX PCI E’ UN BOY SCOUT

L’Unità, il giornale fondato il 12 febbraio 1924 da Antonio Gramsci (1891-1937) ha cessato le sue pubblicazioni il 31 Luglio del 2014.

Aveva compiuto, quindi, appena lo scorso Febbraio, novanta anni.

In un periodo di crisi, dal punto di vista aziendale, commerciale la notizia che cessi un’attività, pure anche giornalistica, assume scarso significato, ma, nel caso, lo ha, certamente più, dal punto di vista simbolico e politico.... CONTINUA

La chiusura di un giornale fondato due anni dopo la marcia su Roma, in pieno fascismo, che si definisce, dalle origini, “quotidiano degli operai e dei contadini”, sequestrato dallo stesso il vecchio e il nuovo logofascismo e pubblicato in clandestinità fino alla liberazione, dal 1924 al 1991 organo ufficiale del Partito Comunista Italiano e poi di PDS e DS non può e non deve essere semplicisticamente inquadrato solo come espressione della crisi dell’editoria o della mutata comunicazione.

Così come attribuire il “sisma” solo alla pur triennale direzione di Concita De Gregorio è semplicemente infantile se non maschilista, forse ci si dovrebbe interrogare, invece, e di più, sulla circostanza per cui si perdano, in breve tempo, giornalisti del calibro di Furio Colombo e Antonio Padellaro, solo per citarne alcuni.

Certamente dal punto di vista editoriale si è riproposto, c’è stata, come dire, la replica di un altro grande “delitto” di testate. Accadde con l’omicidio di Paese Sera da parte dell’Unità, complice Repubblica, oggi, Shakespearianamente, è proprio Repubblica che uccide l’Unità.

Ma anche questa interpretazione, ancorché veritiera, è solo parziale e, in una certa misura fantagiornalistica.

Alla base c’è la scomparsa politica del PCI e pure anche delle sue sigle derivate PDS, DS, PD) quando arrogantemente volle tranciare le sue radici con la famigerata “svolta della Bolognina” (1989) che vide l’uscita di Armando Cossutta, Alessandro Natta, Pietro Ingrao, Sergio Garavini e Fausto Bertinotti con la benedizione di Scalfari e Martelli, ma, soprattutto, una crisi irreversibile della sua classe dirigente che non è stata in grado di rinnovarsi.

Dalle colonne de l'Espresso Ugo La Malfa (1903-1979)  chiese «voi chi siete?» e gli fece eco il deputato genovese Antonio Montessoro (1938-2002) che nel lasciare il partito dopo trent'anni affermò: «Non avevo scelta: quando ti accorgi che la situazione sta precipitando, stupidamente; di fronte all'inaffidabilità di questo gruppo dirigente, ad una prova di imperizia e di inesperienza assoluta, non potevo fare altrimenti».

Ecco i motivi, forse solo alcuni, forse non secondari motivi e senz’altro incompleti, per cui oggi chiude l’Unità e vorrebbe comprarla Santanchè e Ferrari, e anche perchè il segretario del PD è oggi un “boy scout”.

 

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