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OGGI 20 SETTEMBRE: DA LINA MERLIN A ... MARIA SPILABOTTE

Il 20 settembre 1958, togliendo le “catenelle” che le bloccavano, si aprirono le finestre delle "case chiuse", cioè chiusero le case di “tolleranza”, così dette perché lo Stato tollerava il loro operato, lucrandoci.

Nell’antica Roma si chiamavano “lupanari” dal fatto che i latini indicavano le prostitute come “lupe”. Da cui "La Lupa" di Giovanni Verga con un personaggio femminile molto diverso dalle altre donne delle altre novelle del Verga. Dal dramma verghiano sono stati tratti due film: uno del 1953 diretto da Alberto Lattuada; l’altro del 1996 interpretato da Monica Guerritore per la regia di Gabriele Lavia.........

“Aprite che si chiude” grida alle “signorine” la “maîtresse” di un bordello francese nel film commedia “Babette s'en va-t-en guerre” del 1959 interpretata dalla bellissima Brigitte Bardot e diretto da Christian-Jaque. 

In Italia la legge voluta fortemente da Angelina (Lina) Merlin, (1887 – 1979), donna, socialista, Lina Merlin e Maria Spilabotteprovocò la chiusura di ben 560 “casini” con 3353 posti letto e mise in mezzo a una strada le ben 2705 “signorine” che vi lavoravano.

Chissà se oggi si sarebbe potuto la stessa cosa con la stessa facilità.

La chiusura rappresentò un fatto, un evento che avrebbe, negli anni successivi, separato coloro che li avevano, da quelli che, per motivi anagrafici, non li avevano frequentati, insomma non avevano fatto in tempo, e nacquero i ricordi, gli annedoti, tra il vero, il falso e il faceto.

Nel 1860, siamo all’unità d’Italia, venne emanato il "Regolamento del servizio di sorveglianza sulla prostituzione": le "case di tolleranza" venivano suddivise in 3 categorie, per ognuna delle quali era lo Stato a fissare le tariffe: 5 lire (36510,866 €) per le "case" di lusso, 2 lire (14604,3464 €) per quelle "popolari", quelle di medio livello avevano un prezzo intermedio tra le 2 e le 5 lire.

Si trattava di un lusso e non tanto l’improponibile rapporto con l’euro attuale, ma in considerazione che lo stipendio medio giornaliero di un operaio si aggirava intorno alle 3 lire.

Da qui le tariffe vennero riviste al ribasso: la minima diventò di 1 lira, ulteriormente scontata a 70 centesimi per i sottufficiali. In compenso vennero aumentati i prezzi delle case di lusso, dove la tariffa passò da 5 a 7 lire. Ovviamente le “amministrazioni” delle case di tolleranza erano obbligate a pagare le tasse sugli introiti.

Questa circostanza, la tassazione sulla “prestazione”, lo Stato “lenone” fu uno degli elementi “etici” della Legge Merlin, viene ripreso, o tempora o mores, per alimentare le casse dello stato sempre da una senatrice, sempre donna, ma PD, Maria Spilabotte, Vicepresidente della 11ª Commissione permanente (Lavoro, previdenza sociale), (ma nel disegno di legge non mancano parlamentari di altri gruppi), che vorrebbe per le lucciole l'apertura della partita Iva, l'iscrizione alla Camera di Commercio nonché il rilascio di un certificato di qualità (non specificata) e di un patentino. Insomma, una regolamentazione fiscale e amministrativa in piena regola per farle diventare delle vere e proprie imprenditrici di sé stesse.

Chissà se la fattura sarà scaricabile e farà parte del redditometro.

“E poi

Di colpo eccomi qua,

Sarei arrivato io,

In vetta al sogno mio,

Com'è lontano ieri…..” canta Renato Zero.

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