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IL CINCINNATO DELLA SOLFATARA
Mimmo Carratelli NAPOLI.COM 11/10/2013
Cincinnato è là, nella sua casa di Pozzuoli vicino alla Solfatara, respirandone gli effluvi salutari.
Ha 83 anni, è ancora una quercia d’uomo, si chiama Pippo Dalla Vecchia.
Dopo ventidue anni ha mollato gli ormeggi nel porticciolo di Santa Lucia. Il “tiranno illuminato”, eletto ininterrottamente per dodici volte alla presidenza del Circolo biancoblu, ha detto basta.
Passa la mano. Ha presentato le dimissioni. Prima respinte, poi accettate di fronte alla fermezza di mantenerle.
Si chiude un’epoca. Pippo Dalla Vecchia, l’ultimo dei Borbone per il corpo possente e il volto massiccio aggraziato dalle carezze del maestrale di quand’era velista, ha mollato la sua splendida “dittatura” al Borgo Marinari, terza al mondo per durata dopo quella di Fidel Castro, il papato di Wojtyla e il regno dell’ingegnere Ferlaino nel Calcio Napoli.
Ha lasciato il Savoia andandosene con la camminata dondolante rimastagli addosso dalle lunghe ore di mare.
Per ventidue anni ha retto il sodalizio biancoblu col sorriso dell’ospitalità genuina, il portamento signorile e la grinta di un capo ciurma.
La banchina di Santa Lucia era ancora un luogo di pescivendoli e marinai quando Dalla Vecchia, eletto presidente del Savoia per la prima volta nel 1991, ne cominciò la conquista per annetterla al Circolo creando la stupenda terrazza del club.
Con la tenacia, la pazienza e le furbizie di uno che inseguiva un sogno di grandezza sfrattò cozzicari, barche, reti da pesca e famiglie di luciani che vi sostavano con le inseparabili frittate di maccheroni.
Il suo progetto, condiviso dagli architetti Mario Rispoli e Fabrizio Mautone, appassionato ricercatore storico, era ben preciso.
Ricostruire il Savoia per farne la sede degna di attività sportive, sociali e culturali in una atmosfera di eleganza e di luce, i pavimenti in marmo nella combinazione del bianco di Carrara e del bardiglio imperiale di colore grigio-azzurro, e le grandi porte-finestra, ma anche una sede intima, molto napoletana, tra le antiche vedute di Napoli, il mobilio “caldo” in noce e palissandro, la serie delle terrecotte, la sirena Partenope, una imponente libreria e, sullo sfondo delle sale che si rincorrono in una suggestione infinita, la galea delle Repubblica amalfitana, il grande dipinto sull’ultima parete delle meraviglie.
Pippo Dalla Vecchia non solo ha ricostruito il Circolo, portandolo agli splendori mai raggiunti, ma lo ha continuamente arricchito con la sua attività di rabdomante in cerca di mobili, dipinti, arredi e oggetti che facessero del Savoia un museo di cose di mare e di storia napoletana.
La ricostruzione e il rilancio del Savoia furono portati a termine in previsione del centenario del Circolo, nel 1993, anno indimenticabile di eventi sportivi e feste.
L’instancabile irrequietezza di Pippo Dalla Vecchia continuò ad aggiungere sempre una nuova “rarità” al grande patrimonio del club, pubblicazioni preziose e opere d’arte in testa, polene di brigantini, modelli di navi e la campana di bordo della cannoniera “Teazer” della flotta di Nelson.
Così ha trasformato il Savoia in una dimora, come amava dire, una casa di amici e non un club di perditempo buono per giocarci a carte e prendere il sole.
Il Savoia è diventato così un salotto dove ospiti illustri hanno trascorso giornate radiose, dalle mogli dei capi di Stato in occasione del G7 del 1994 a Napoli agli alti ufficiali delle marinerie d’Italia, Spagna, Grecia, Gran Bretagna e Stati Uniti, il cardinale Bagnasco accompagnato dal cardinale Sepe, Ciampi, Scalfaro e Cossiga quand’erano presidenti della Repubblica, Riccardo Muti e Claudio Abbado, Lucio Dalla che si fece socio del Circolo, ambasciatori e primi ministri.
Ottocento i soci, tanti ne ha coinvolto Dalla Vecchia da quando erano meno di cento.
Col guidone del Savoia, “Mascalzone Latino” di Vincenzo Onorato, grande amico di Dalla Vecchia, ha partecipato all’America’s Cup. Con lo slogan “il mare per salvare i giovani da un futuro difficile” s’è aperta la scuola di vela.
Al canottaggio Dalla Vecchia ha guardato sempre con occhio e cuore particolari seguendone i corsi e sorvegliando le barche nell’hangar vicino al Circolo, canottiere egli stesso ai suoi tempi, e velista.
“Non solo uno sport, ma una scuola di vita”, diceva.
Proprio per offrire degli antagonisti agli equipaggi del Circolo Italia, che vogavano solitari, nacque il Circolo Savoia e la rivalità si è accesa negli anni.
Dalla Vecchia lascia il Savoia con due successi consecutivi nella Coppa Lysistrata, la storica regata remiera nelle acque di via Caracciolo degli otto yole.
Ora Pippo scende dal cassero del Savoia per dedicarsi a una vita agreste.
Uno dei suoi ultimi prodigi al Circolo è stato un ragù preparato con le sue mani di chef appassionato e molto professionale.
Ai soci che lo gustarono disse: “La mia più grande aspirazione è quella di essere colui che ha cucinato il miglior ragù dell’ultimo ventennio”.
Dispensatore di aneddoti, narratore coinvolgente, eloquio straripante, punteggiato dallo humour dell’uomo colto, Pippo Dalla Vecchia è stato più che il presidente del secondo Circolo nautico napoletano.
È stato il sindaco del Borgo Marinari che ha fatto ripulire personalmente nell’assenza delle istituzioni cittadine.
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