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IL QUADRO DI GUTTUSO E ... UNA POSSIBILE STORIA ESOTERICA

Tempo fa, nel novembre scorso, mi capitò di leggere, su Huffington Post on line, un articolo di Alessandro De Angelis dal titolo “Giorgio Napolitano visita la mostra di Togliatti: l'addio alla Camera nel segno della grandeur comunista”. Fui colpito dalla circostanza non tanto della mostra e della sede, la Camera, entrambe cose legittime, ma che la visitasse il Capo dello Stato, a dirla con De Angelis, “… nel segno della grandeur comunista…”.

Chissà se non ci fosse nella mostra anche il quadro di Renato Guttuso “I funerali di Togliatti”....

Nelle storie esoteriche la trama si sviluppa e si comprende partendo da elementi “simbolici” come accade nel fortunato romanzo di Dan Brown (1971) “Il Codice da Vinci” in cui nella tela Leonardesca  1070 Il Quadro di Guttuso e Berlinguer e Napolitano“L’ultima cena” si postula che la persona raffigurata alla sinistra del Cristo, quella che gli poggia la testa sulla spalla, sia Maria Maddalena, da cui il romanzo.

Così, come in una storia esoterica, la “chiave” di lettura della politica italiana degli ultimi anni, quella coincisa con la presidenza Napolitano, forse é tutta nel quadro (quattro metri e quaranta per tre e quaranta) detto “I funerali di Togliatti” di Renato Guttuso che, il grande pittore siciliano (1911-1987), realizzò nel 1972 ed esposto al MAMBO (Museo di Arte Moderna Bologna).

Il quadro è fortemente simbolico a cominciare dai colori il rosso acceso delle bandiere contrapposto al grigio e al bianco dei volti dei partecipanti. L’unica “cosa” multi cromatica è la corona di fiori che circonda il volto esamine di Togliatti.

Il feretro è circondato da molti volti, mescolati anacronisticamente, Lenin, disegnato più volte, Dolores Ibàrruri, Stalin, Nilde Iotti, papà Cervi, Leonid Breznev, Berlinguer, Trombadori, Longo, Bufalini, Amendola e poi Ingrao, Giancarlo Pajetta, Visconti e Marcello Carapezza, protagonisti della vita del partito e del movimento comunista internazionale e addirittura alcuni “laici” come lo stesso Renato Guttuso con accanto il fotografo Mario Carnicelli, Pier Paolo Pasolini.

Come in una tavoletta egizia c’è rappresentato e tramandato il PCI. Ci sono praticamente tutti, proprio tutti tranne Giorgio Napolitano sebbene nel 1972, l’ultimo presidente della Repubblica, non fosse proprio una figura di secondo piano e, come tale, non era certamente ignoto al “militante” Guttuso al punto da potere essere “dimenticato”. E allora?

L’artista avrebbe inteso non rappresentarlo a futura memoria per antipatia personale? Potrebbe essere un’ipotesi.

Invece se l’ “ortodosso” Guttuso avesse voluto con questa mancata rappresentanzione interpretare lui l’ “ortodossia” del partito che vedeva nel migliorista Giorgio Napolitano un personaggio non “ortodosso”?

Potrebbe anche allora essere accaduto che Napolitano abbia a lungo covato un malanimo distruttivo verso quel partito che, di fatto, lo vedeva e lo sentiva “estraneo” a se stesso, come rappresentato, addirittura solennemente, nel quadro.

E forse fu anche per questo che quello che fu il grande partito popolare di Gramsci e Togliatti, oggi, con Matteo Renzi, è divenuto se non la succursale, almeno una parte di Forza Italia.

Amen.

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