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IL RITORNO DELL’ “ICONOLATRIA ”

Molti sono gli indicatori della decadenza culturale di un popolo che, purtroppo, ha radici nella storia del mondo ben prima che il 1492.

Attualmente tutti sono attratti da quelli economici finanziari che, oggi sono ritenuti importanti e addirittura imprescindibili, ma poco citati nell’epoca della massima espressione della mente del genere umano con riferimento alla polis greca, a Socrate e Platone.... CONTINUA

Uno dei primi “cedimenti”, còlto, in verità da pochi, per miopia, cecità o stupido tornaconto, è stato, probabilmente il consentire, che un “ordine” dello Stato Repubblicano, Ça va sans dire, tracimasse in un potere.


Renzi alla RAI da Gilletti da IL MATTINODa allora nulla è stato più come prima.

Il successivo, si fa per dire, è stato la comparsa dei nomi personali sul simbolo dei partiti, a sublimazione dell’ inesistente azione politica. Non più organismi astratti, i partiti, non più i segretari, non più le direzioni, ma come quando nell'epica tappa Cuneo-Pinerolo, nella quale Coppi scalò in solitudine la Maddalena, il Vars, l'Izoard, il Monginevro ed il Sestriere giungendo a Pinerolo con quasi dodici minuti di vantaggio su Gino Bartali e Mario Ferretti coniò la oramai celebre frase: « Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi ».

E hai voglia a dire che il Duce non ha lasciato proseliti!

Nomi solo nomi nei simboli di partiti espressione della vita politica del Paese. Avremmo mai pensato alla possibilità di un ritorno all’ “iconolatria” per certi versi superata dal protestantesimo? Ovvero avremmo mai pensato ad una forma di culto della personalità cui tutti, consciamente, inconsciamente o distrattamente sottostiamo dopo avere per anni riso di Mao Tse-tung, delle sue guardie rosse e della sua nuotata?

Questi sono i pensieri che affollavano le poche, ma forse non tanto poche, menti "libere" di questo sciagurato Paese quando, intervistato da Massimo Gilletti, alla RAI, nello scenario di gigantografie che lo riprendevano in più pose, Matteo Renzi parlava del nulla, proprio del nulla e solamente del nulla.

Ovviamente ridendo.    

 

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