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LUISA BOSSA MI FA RITORNARE SULLE QUOTE … DI GENERE

Ho già espresso la mia perplessità concettuale ad accettare l’idea che meccanismi elettivi o comunque di cooptazione Quoterispondano a criteri di “genere” piuttosto che di sola competenza e qualità.

Anche se ufficialmente mai analizzato nei dibattiti, potrebbe, infatti, realizzarsi una sorta di “apartheid” che, scaturisce, appunto, dalla filosofia dell’applicazione della cosiddetta “quota rosa” cioè di quella percentuale numerica che, obbligatoriamente, è riservata alle donne in politica, nei consigli di amministrazione e quant’altro.

 

La quota rosa, automaticamente, di fatto, determina anche una quota “azzurra”, la quota maschile, che, quindi appare residuale, e tutto ciò ovviamente a prescindere dalla qualità che, autoreferenzialmente, è data per scontata.

Chissà se una possibile rivoluzione sarebbe identificare una diversa quota la “quota capaci” calcolata a prescindere il genere di appartenenza. Fissando questa nuova quota a oltre il 50% saremmo a posto.

Restando alle quote rosa e azzurre, maschietti e femminucce, e solo a esse, tuttavia, restano escluse, cioè “non quotate”, condizioni né azzurre né rosa, che, necessariamente, possono, e devono, trovare solo “asilo”, coatto, nelle condizioni quotate.

Sono i nuovi marrani, sono, cioè, persone che sono poste nella condizione degli ebrei di Spagna nel XV secolo che furono costretti ad abbracciare il cattolicesimo e molti di loro, e solo in privato, mantenevano la loro identità giudaica.

Eppure nell’area né rosa né azzurra non mancano qualità e capacità che per esprimersi devono trovare asilo, devono Bossa Luisaiscriversi, devono, insomma “quotarsi” in un’area, di fatto, non propria.

E’ molto coraggiosa la definizione che la professoressa di Lettere Classiche Luisa Bossa, già deputato e sindaco di area PD, dà delle quote. “Inutili orpelli e di ipocrisie”… “superate le funzioni e la utilità di organismi tutti al femminile” … “riserve indiane” sono alcuni punti che ho colto nella lettera della colta e onesta deputata e che, soprattutto, non nasconde che c’è chi ci “marcia”.

L’abolizione delle quote rosa e azzurre avrebbe poi anche il significato morale di non escludere le quote e le persone in esse ipocritamente non comprese.

 

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