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‘O PEGGIO SURDO E’ CHILLO CA NUN VO’ SÉNTERE

'O peggio surdo è chillo ca nun vo' sèntere (il peggior sordo è quello che non vuole sentire) recita un antico adagio della saggezza, della grande sopportazione popolare napoletana.

Dopo Ernesto Galli Della Loggia (Corriere del Mezzogiorno «Sbaglia chi pensa che il ritardo del Sud sia dovuto all'Unità d'Italia») ci si è messo anche Mario Adinolfi (Il Mattino. “La crisi del Sud e la retorica della colpa”)  ad argomentare, anche lui a suo modo di parte, sulla questione meridionale.

Mario Adinolfi come Galli Della Loggia Professore Universitario è, inoltre, editorialista del giornale quotidiano “Il Mattino” oltre che dell'“L’Unità”.

Se dopo Ernesto Galli Della Loggia anche Mario Adinolfi, all’indomani dell’annessione “militare” allo Stato Sabaudo, non parla del saccheggio economico del “Regno”, ed escludendo che entrambi non sappiano di questa circostanza di non poco momento, significa che entrambi ne tacciono scientificamente, cioè come quelli che non è che non sentono ma fingono di non sentire....

Infatti, esiste una tesi di dottorato non italiana, uno studio accurato di Stéphanie Collet, storica della finanza, alla Université Libre de Bruxelles, che  é riportato, in Italia, dal Sole 24Ore del 30 giugno 2012.

Quivi si dimostra inequivocabilmente che, dal punto di vista economico, preunitariamente il Regno di Napoli era per l'Italia Regno delle due Siciliaquello che è oggi la Germania per l'Eurozona. I rendimenti del bond del Regno erano i più bassi (140 punti base in meno delle emissioni piemontesi) e, inoltre, il Regno delle due Sicilie contava su una riserva aurea di 445,2 milioni di lire contro i 27 del Regno di Piemonte.

L’integrazione del debito sovrano (cioè dell’Italia unita) fece sprofondare, e come poteva essere diversamente, quello che era stato il Regno delle due Sicilie in Sud o Mezzogiorno che si voglia con la nascita della “questione meridionale”.

Dal 1862 al 1897 lo Stato unitario spese 458 milioni per bonificare le paludi della penisola. Ebbene, furono stanziati 455 milioni al Centro-Nord e solo 3 al Sud.

Negli anni post unitari, invece, comparve al Sud un fenomeno prima sconosciuto: l’emigrazione.

Solo tra il 1870 e il 1880 furono più di un milione a partire per la Francia, New York o l’Argentina, dando il via a un vero e proprio esodo.

Certo si può convenire che gli amministratori del mezzogiorno non sono né non sono stati mai all’altezza ma, di converso, si dovrebbe anche convenire che le condizioni determinate da quegli eventi furono economicamente micidiali.

La “Questione” rappresenta tuttora per il Paese un nervo scoperto anche, e soprattutto, perché le politiche postunitarie, contrariamente a quanto sperimentato recentemente, ad esempio, nell’integrazione della Germania dell’Est, furono “oppressive e repressive” e contribuirono a determinare l’asfissia e la morte di un Stato contadino sviluppatosi in economia protetta, e favorirono, indirettamente ma non tanto, fenomeni di devianza malavitosa che, sotto spoglie diverse, ancora occupano la scena del mezzogiorno.

Tutto ciò è chiaro a molti non “inquadrati” e, per dirla con la Collet, ai non di parte e non finti sordi.

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