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PARLANDO SOMMESSAMENTE … DEL 25 APRILE: CELEBRAZIONE ANNUALE

In Italia il 25 aprile, di ogni anno, ricorre la Festa della Liberazione.

LOGO 25 APRILEViene riportato: “È un giorno fondamentale per la storia d'Italia, simbolo del termine della seconda guerra mondiale nel paese, dell'occupazione da parte della Germania nazista, iniziata nel 1943, e del ventennio fascista” (Wikipedia), ma è anche -La morte della Patria, Ernesto Galli della Loggia,2003 – e l’inizio dell’avvento-occupazione angloamericano.

La festa della liberazione, emotivamente, fu istituzionalizzata stabilmente con una legge [la n. 260 del 27 maggio 1949 ("Disposizioni in materia di ricorrenze festive")].

Non ogni dieci, cinquanta o cento anni ma ogni anno.... CONTINUA

L’Unità d’Italia, la conclusione del risorgimento, invece, è stata solennemente festeggiata solo nel 1911 (50 anni), nel 1961 (100 anni) e nel 2011 (150 anni), cioè ogni cinquant’anni, non senza polemiche, soprattutto al sud.

Fin dall’inizio quella della liberazione fu, di fatto, com’era nelle cose, e, forse, anche da attendersi, una ricorrenza, per così dire, di parte, in un Paese che ha, storicamente, la straordinaria attitudine a “dividersi”: già in Guelfi e Ghibellini e poi, i primi, da vincitori, si distinsero in bianchi e neri.

Ed è esattamente per questa caratteristica somatica del popolo che è straordinariamente stupida anche la ricerca dello schieramento politico maggioritario, che, infatti, di fatto, si rivela inutile.

A scuola, poteva scapparci il tema, (“Oggi 25 Aprile …. “) e, poi, considerazioni, dialoghi durante l’ora di storia e filosofia e discussioni accese (anche troppo) tra compagni (di scuola) con idee diverse, come è giusto che fosse.

Ciò detto, negli anni, come detto ogni anno, questo giorno è stato un giorno speciale, celebrazioni, cortei, sfilate, discorsi, fiumi d’inchiostro sui giornali, e con oggi la televisione e anche con riproposta di film dei tedeschi (nazisti) “cattivi” e delle tante stragi da essi perpetrate.

Però non si parla mai di Bronte e dell’inutile massacro di Gaeta.

Discorsi celebrativi, il più delle volte retorici, attesi solo da chi tali li attende, che non considerano nella forma e nella sostanza il tempo trascorso, le diverse verità storiche, nel frattempo, emerse, e poi l’avvento dell’Europa, la caduta del muro di Berlino, la scomparsa delle ideologie.

Fa specie, ma non tanto, quindi, che oggi un giornale, peraltro di sinistra, il Fatto quotidiano, riporti che, interrogati, giovani studenti di scuola abbiano dato sull’avvenimento risposte almeno evasive ma, per certi versi, bizzarre, se non comiche.

Come può accadere che un evento celebrativo di portata tale da essere celebrato e protetto per legge, lentamente svanisca ovviamente non dalle manifestazioni formali ma dal mondo ordinario come quello dei giovani? Solo colpa della scuola che ha dato un messaggio forse inadeguato, forse di ”di parte” mediante cattivi maestri di cui il tempo ha diluito, cancellato i ricordi?

Se non c’è condivisione questa non viene imposta per legge.

Forse qualcuno non ha fatto bene il suo compito.

E non da  adesso.

 

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