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PENSILINE E CANCELLATE IN UN CONTINUO DEGRADO

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Pubblicato il 08-06-2013

 

E’ sempre difficile cogliere, così come quando finisce un amore, l’inizio di un degrado di un bene. C’è un momento in cui, in entrambi i casi, ci si chiede come sia potuto succedere e quando sia iniziato. In entrambi i casi l’inizio appare incerto, confuso.

Lo stato di quella che fu il “pubblico passeggio” del viceré di Carlo II di Spagna, e poi Villa Reale dei Borbone, è sotto gli occhi di tutti ma di una città indifferente, e, purtroppo, molto involgarita dalle troppe licenze commerciali....

In questi giorni ha fatto sensazione la notizia che da quattordici mesi le pensiline storiche della grande cassa Armonica di Errico Alvino (1877) in ghisa e vetro della villa comunale sono 

Cassa armonica deturpatarelegate in un deposito all’aria aperta, in prossimità dei resti di quel che è, o che fu, il cantiere della Linea 6 della metropolitana leggera (tram), esposte a ruggine e vandali, mentre il corpo della cassa appare come sfregiato.

Tutto ciò nonostante la promessa del sindaco, e del suo staff, che il monumento sarebbe stato risistemato rapidamente, nel giro di tre mesi.

Tuttavia nella Villa anche la pavimentazione e, addirittura, la flora come aiuole, prati, fiori, alberi non se la passano bene e il tutto appare, camminandoci, più un rudere botanico che un giardino, nonostante i mille giardinieri e pur’anche l’appalto a ditte esterne per la potatura.

Chissà dove sono poi gli alti cancelli di ferro che, dal lato della Riviera, recintavano la villa e che avrebbero dovuto precludere, da quel lato, l'ingresso ai giardini.

La cancellata di ferro sembra svanita nel 1999 nell’ambito di un “pomposo” progetto "Parco della Villa comunale" che, nell’ottica provinciale dell’apparire, fu affidato all'architetto milanese Alessandro Mendini che lo firmò, come altri, non proprio per una cifra simbolica. Questi rimosse, appunto, la storica cancellata per “creare” una recinzione, tutt’oggi visibile, che realizzata fra infuocate critiche di intellettuali e architetti partenopei appare, obiettivamente brutta e avulsa da qualsiasi contestualizzazione, storica o paesaggistica che sia.

Chissà se gli alti cancelli ci sono ancora casomai assunti a “nuova funzione”, o siano anch’essi abbandonati all’incuria o siano custoditi, casomai, nello stesso luogo delle alte colonne che costituivano quel bel colonnato della stazione ferroviaria di stile rinascimentale di Piazza Garibaldi e di cui nessuno più parla.  

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