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QUELLA LEGGE DI RIFORMA UNIVERSITARIA TRADITA PIU’ CHE NON APPLICATA

Ai docenti universitari più anziani il disposto numerico 382/80 evoca immediatamente la tanto attesa, per l’epoca, Legge della Riforma Universitaria.

Si trattò di una Legge vera, di una Riforma vera e, in quanto tale organica e dottrinaria (basta leggere i “commentari” che ad essa seguirono). Non quelle strane cose successive, platealmente annunciate, dallo stresso nome ma di diverso, controverso ed incomprensibile significato e contenuto, a firma, purtroppo, improbabile.

La 382/80 tutt’oggi, bella a leggersi, appare inesplorata, incompresa e incompiuta. Sostanzialmente tradita proprio da coloro che avrebbero dovuto usufruirne e divenirne custodi e sacerdoti.

Invece, come, in altre occasioni, divennero solo come i chierici del tradimento di Julien Benda.

La riforma di cui la Legge 382/80 introdusse, siamo, appunto nell’ 80, concetti straordinari ma, gravemente, ignorati e traditi dall’ Università, quali il Dipartimento (superamento del direttore e dell’istituto di post-unitaria e fascista memoria), l’abrogazione, di fatto, delle Facoltà e, conseguentemente, dei Valitutti SalvatorePresidi, l’istituzione dei corsi di Laurea, l’anno sabbatico, la ordinata e proporzionale rappresentatività del corpo docente negli organi assembleari.

Una vera rivoluzione liberale non quelle che ci sentiamo propinare ogni giorno, da destra e da sinistra.

Ma se si facesse, come oggi piace dire, un sondaggio, pochi saprebbero indicare l’ispiratore di questa straordinaria legge.

Ebbene l'ispiratore e il firmatario della 382/80 fu Salvatore Valitutti, salernitano (1907-1992), repubblicano e poi liberale, amante di Orazio, che la concepì, per così dire, sul campo, dall’interno del sistema della pubblica istruzione.

Chiamato al ministero della Pubblica Istruzione da Guido Gonella negli anni ’50; sempre alla Pubblica Istruzione, fu Capo di gabinetto del Ministro liberale Gaetano Martino, periodo questo, segnato da significativi e importanti traguardi (Leggi sull’edilizia scolastica, sulle borse di studio ai capaci e meritevoli, sulla stampa giovanile e i giornali studenteschi, ecc.) periodo in cui pubblicava la sua opera più significativa “La Rivoluzione Giovanile”, considerata una vera introduzione all'analisi della società emergente ed una previsione dei moti studenteschi del 1968.

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