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MATTEO RENZI E LA PARABOLA DEI CIECHI

Messer Matteo Renzi, da Rignano sull’Arno, prima della sua ascesa alla scena nazionale, da politico diremmo locale, non era uno di quelli che comunemente si definisce uno “sconosciuto”, tutt’altro.

Duccio Tronci nel libro “Chi comanda Firenze” (2013) si chiede che cosa mai ha realizzato in dieci anni di governo tra Provincia e Comune della terra che fu di Dante e di Ricasoli.

Tronci sarà anche di parte ma il chiaroscuro che nel libro tratteggia del personaggio è almeno inquietante perché, nella terra del pane “sciocco”, la specialità del "sistema" del messer sindaco sarebbe stata quella di molte iniziative mediatiche, molta comunicazione, ma poca sostanza... CONTINUA

 

“Carta conosciuta”, pertanto, in quel di Fiore, ma il vero problema è, e resta, come abbia ottenuto il ruolo che attualmente ricopre sia a livello partitico che governativo.

La parabola dei ciechi di Brugel e Duccio TronciE’ certamente vero che l’ascesa dell’ex sindaco della “cittadina simpatica e carina” è stata possibile per lo stato “comatoso” in cui versa la politica italiana, ma tale affermazione appare almeno semplicistica.

Lo scout, ex Margherita, in verità, ha posto in Italia un vero problema politico generale che può essere spiegato solo con l’affermazione di Benito Mussolini, riportata da Marco Travaglio, “Come si fa a non prendere il potere in un Paese di servi”.

Matteo Renzi, infatti, non ha fondato un “partito azienda”, né tantomeno ha scalato il partito azienda per antonomasia, è diventato nientemeno che segretario di quello che fu il PCI di Togliatti e, in ultimo di Berlinguer, ricevendo il consenso della maggioranza della “vecchia guardia” non solo del PD, ma anche dell’ex sinistra DC, che per lunghi mesi aveva minacciato di “rottamare”, annichilendo, mostrandone l’inconsistenza, anche i suoi giovani rivali delle primarie, gli “opachi” Civati e Cuperlo.

Fosse stato tutto qui.

E, invece, ecco che, con un "coup de théâtre" degno del migliore illusionista, il Presidente della Repubblica, lo innalza, senza crisi, anche al ruolo di Presidente del Consiglio, scalzando, di fatto, l’onesto Enrico Letta.

Il secondo e fantastico "coup de théâtre” è l’accordo che Renzi fa proprio con Berlusconi che, nella vulgata, viene chiamato il patto del Nazareno.

Concludendo: Messer Matteo è l’emblema massimo di quelli che nell’Italia attuale giungono a posti di responsabilità per meriti e capacità sconosciute e percorsi quantomeno “bizzarri”; il PCI e la sinistra DC hanno chiuso con il “suicidio” la loro vicenda politica; il “Berlusconismo” vince ancora, anche se, per ora, sotto le mentite spoglie di quello che fu il più grande partito popolare della sinistra; si capisce, infine, perché nel grande quadro di Guttuso, i funerali di Togliatti, ci sono tutti, ma proprio tutti, i dirigenti del PCI, tranne Giorgio Napolitano.

Preveggenza Guttusiana.  

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