
Attualità
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Oggi istituzionalmente dovrebbero essere ricordate le Foibe.
Cioè quel doloroso fenomeno del massacro e del martirio di tanti italiani dell'oltre Trieste, vittime delle barbarie che ineludibilmente accompagnano le guerre, barbarie spesso mascherate e infantilmente giustificate.
Se ne parla poco, se continua a parlare poco.
Eppure il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 che vuole (vorrebbe o avrebbe voluto), appunto, commemorare le vittime di quei massacri.
Carlo Azeglio Ciampi ebbe a dichiarare «L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro»; discorso che venne, poi, ripreso nel 2007 da Giorgio Napolitano, che attribuì l'origine delle foibe ad «...un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica»
Certo siamo in un delicato passaggio elettorale ma i ricordi e la storia non sono a domanda.
Riporto di seguito un bell'articolo di Gianpaolo Pansa che forse spiega almeno un perchè di questa ritrosia al ricordo.
Ho postato il 3 febbraio, un commento all’articolo che Giorgio Israel aveva pubblicato il giorno precedente sul IL MATTINO di Napoli dal titolo “Università, fallita la «formula 3+2» ” e l’ho anche riportato integralmente. Il pezzo conteneva molti spunti, come si può facilmente costatare, ma uno, in particolare, la chiusura, mi è sembrato particolarmente amaro: “Sono stato di recente in un'università svizzera neppure di primo livello, e mi sono vergognato nel vedere la qualità delle aule, del campus, dei servizi. Quale rispetto, interesse, attrattiva può suscitare un'istituzione ridotta in uno stato di vero e proprio sfacelo?”.
Purtroppo è un’amara verità. Come potrebbe essere diverso se circa la metà degli atenei italiani spende quasi tutti i fondi in paghe, e il più virtuoso pare che sia il Politecnico di Milano con circa il 70%? Ovviamente non andrebbe sottaciuto il numero degli stessi atenei operanti in Italia che è sessantotto (stana la coincidenza numerica) (Wikipedia), forse troppi se ricordo bene che il Professor Mario Roversi Monaco, rettore in Bologna, ebbe a dire, qualche anno fa, che il PIL Italia poteva permettersi un numero limitato di Atenei da quattro a sei (ma forse ricordo male).
Resta l’affermazione pubblica di Giorgio Israel “mi sono vergognato nel vedere la qualità delle aule, del campus, dei servizi. Quale rispetto, interesse, attrattiva può suscitare un'istituzione ridotta in uno stato di vero e proprio sfacelo?”.
Antonio Bisaglia (1929-1984), da Rovigo, era un esponente DC morto in mare circostanze mai ben chiarite.
Aldo Cazzullo riporta che Bisaglia sembra che abbia detto di aver allevato politicamente due giovani che lui considerava (sempre politicamente) figli putativi di cui si espresse: «Ho due figli, uno bello e uno intelligente».
Secondo la stampa quello bello era Pier Ferdinando Casini, quello intelligente era Marco Follini.
A dire il vero si tratta di un giudizio severo e malevolo. Tuttavia, come si dice, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si coglie.
C’è stato un periodo, peraltro non breve, della storia unitaria in cui il Paese ha dovuto fare “i conti” con la religione cattolica, rappresentata dallo stato vaticano. Si è trattato di una forma subdola d’ingerenza religione- politica. Questo tipo d’ingerenza è stato sempre e dovunque condannata dai veri laici. La rappresentazione scenica di questa ingerenza è raffigurata nei patti lateranensi, siglati prima da Benito Mussolini e, poi, aggiornati da Bettino Craxi.
Sarebbe ingiusto attribuire ai due capi di governo la responsabilità politica dei due patti, nei due successivi periodi, poiché il consenso sostanziale all’accordo, e va rilevato il termine sostanziale, fu dato dalla classe politica italiana nella sua interezza, tanto che, addirittura, nel 1948 i Patti furono riconosciuti costituzionalmente nell'articolo sette. Trattandosi, infine, di un accordo internazionale i patti non possono essere oggetto di referendum.
La parte politica cattolica è stata sempre facilmente individuabile dal popolo elettore perché riunita nella formazione politica della democrazia cristiana, di nome e non sempre di fatto. Per circa mezzo secolo, con i suoi distinguo, la DC ha rappresentato il partito di maggioranza relativa ed ha guidato, di fatto, sempre il paese dal dopoguerra fino alla fine della prima repubblica e del sistema elettorale proporzionale che incarnava.
«L’economia è un sistema sociale creato dalle persone per le persone».
Diciamo la verità è difficile non essere d’accordo con questa affermazione dell'economista Paul Krugman, peraltro premio Nobel per l'economia (ovviamente senza che questo rappresenti necessariamente un marchio di qualità, vista la storia del premio).
Può succedere, però, che, una volta creato un sistema questo si "estranei", insomma perda di vista o, addirittura, vada contro l'obiettivo per cui era stato creato anche nel senso che non lo persegua più.
Basti pensare, ad esempio, alla scuola, compresa l'Università, al nostro sistema sanitario, ai trasporti.
In tutti questi casi al "centro" non sembra ci sia sempre lo "studente",il "malato" o il "viaggiatore" ma, piuttosto, prevale il pachidermico apparato con tutte le sue bizzarrie in tema di pedagogia, in sanità, di prevenzione, diagnosi e trattamenti e nei trasporti la fruibilità degli stessi e, per tutti, gli oneri maggiori sono rappresentati dalla spesa del personale.
Adesso, come non bastasse, ci è crollata addosso l'economia finanziaria.
Un sistema, anch'esso, che dovrebbe aiutare la società ma che, invece, come gli altri suddetti, si estraniato e sembra andare contro la società in tema di tasse e impedimenti, dove più dove meno, all'insegna del nuovo imperativo che è quello del pareggio del bilancio dello stato quasi questo non fosse un "insieme" sociale.
I fustigatori finanziari sono, al di la delle varie società di rating, dei vari opinionisti economici, sempre più numerosi e ambiziosi, ufficialmente e alternativamente la Commissione Europea, e il Fondo Monetario Internazionale.
Quest'ultimo per voce del presidente Christine Lagarde ha, recentemente, criticato fortemente la politica economica dell'Argentina.
Apriti cielo.
Cristina Fernández de Kirchner (1953) è dal 10 dicembre 2007 Presidente dell 'Argentina, nel gennaio dell'anno scorso ha avuto anche un delicato intervento chirurgico, ha risposto con l’autorevolezza di un vero capo di stato sovrano mandando il fondo e il suo presidente letteralmente a quel paese con 28 tweet postati, si dice, a velocità record.
Lo riporto integralmente solo per sottolineare che paesi sovrani, anche se in difficoltà, hanno premier, paesi non sovrani hanno solo segretari esecutori.