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LE SAGGE CONCLUSIONI E LE…CATALANATE

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E’ terminato il lavoro dei “saggi” non quelli del “signore degli anelli”, ma di quelli, tutti di genere maschile, senza barba bianca e lunga, nominati dal “signore del Quirinale”.

L’attesa delle conclusioni del duro lavoro è stata spasmodica, anche con scene d’isteria collettiva segnalate nel Paese, ma l’incarico è finito, esattamente come alcuni spregiudicati malpensanti ritenevano, a ridosso delle convocazioni delle camere per le elezioni de nuovo ospite del Quirinale, evitando a quello attuale, già stanco, di continuare i “vani” tentativi per formare “un” governo.

Tutti, tranne, forse, il M5S, si spellano nell’affermare, a parole, la devozione incondizionata a questo Presidente, ma, di fatto, nessuno l’ha ascoltato per la formazione di un esecutivo, massimamente la parte politica di sua origine, riprendendo immediatamente a elogiarlo per la saggia scelta dei “saggi”.

Leggendo le straordinarie e innovative conclusioni del “saggio” lavoro: dall'emergenza lavoro alla legge elettorale, e dell’ineliminabile e adeguato finanziamento ai partiti, ho ricordato Quelli della Notte e, sopra tutto Massimo Catalano.

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CHE STARANNO FACENDO GLI UTILI SAGGI DI NAPOLITANO ?

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Avrete notato che dei Saggi di Napolitano non si parla più.

L'unica “performance” di cui si sono resi protagonisti é stata l'esilarante “gaffe” del professor Valerio Onida presidente emerito della Corte Costituzionale, caduto nella trappola di Giuseppe Cruciani, da cui pubbliche scuse e una figura non certo bellissima.

Nessuno, che io ricordi, dei politici di rispetto è mai caduto in queste trappole.

Sempre che ricordi a braccio, l'unico personaggio pubblico che fu compremesso da un imitazione fu Enrico Cuccia, dominus di Mediobanca, quando ruppe il suo proverbiale silenzio e parlò con un finto Massimo D'Alema facendosi, addirittura accompagnare in ufficio dal sosia.

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LUISA BOSSA MI FA RITORNARE SULLE QUOTE … DI GENERE

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Ho già espresso la mia perplessità concettuale ad accettare l’idea che meccanismi elettivi o comunque di cooptazione Quoterispondano a criteri di “genere” piuttosto che di sola competenza e qualità.

Anche se ufficialmente mai analizzato nei dibattiti, potrebbe, infatti, realizzarsi una sorta di “apartheid” che, scaturisce, appunto, dalla filosofia dell’applicazione della cosiddetta “quota rosa” cioè di quella percentuale numerica che, obbligatoriamente, è riservata alle donne in politica, nei consigli di amministrazione e quant’altro.

 

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MEGLIO TARDI CHE MAI ... MA E' MEGLIO PRIMA

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Tempo fa, in occasione delle inutili elezioni, viste come sono poi andate le cose, ovviamente inutili per la”gente”, ma non Finocchiaro e Bindiper gli eletti, criticai molto le candidature di Rosy Bindi in Calabria e di Anna Finocchiaro in Puglie calate dal PD in quei territori del Mezzogiorno che non cessano di essere depredati, in tutti i sensi.

Certo la critica principale era al partito ma non escludevo le colpe locali che accettavano supinamente l’imposizione invece di contrapporre personalità locali che, certamente, non devono mancare, senza dimenticare l’arroganza di chi andava a”raccogliere” il mal tolto.

Piero Sansonetti, che seguo da sempre, adesso anche a Calabria Ora, onestamente a babbo morto, con un bell’editoriale oggi si pone la domanda “Cercasi Rosy disperatamente...” che forse andava scritto prima con il titolo “Ma che ci fa in Calabria Rosy Bindi da Sinalunga?”

In verità lo aveva fatto Grillo e non chiediamoci perché prende i voti.

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Sono contrario per profondo convincimento all’idea delle quote, che ritengo ipocrita, che vuole riservare ruoli al “genere”, Giorgio Napolitanopur riconoscendo personalmente le diseguaglianze che ancora permangono nelle opportunità sociali tra uomini e donne, ma la divisione così come viene posta appare molto manichea.

Tanto premesso il Paese si è scandalizzato, a ragione, per le parole volgari e sprezzanti di Franco Battiato; si è scagliato contro un manifesto pubblicitario piuttosto innocuo (di cui in verità c’è anche la versione maschile) fatto togliere su decisione autoritaria del ministro Fornero; ma appena oggi il Presidente della Repubblica ha nominato i suoi saggi “istituzionali” senza che fra questi ci sia nemmeno una donna.

Senza giri di parole il Presidente, unitamente al suo staff di consiglio, eventualmente sentite le forze politiche, almeno le maggiori, non ha ritenuto che “in giro” ci siano donne, “quote rosa”, all’altezza di essere inserite nella ristretta rosa dei saggi.

Tutto ciò che accadrà poi, se accadrà, avrà solo il significato della “pezza” che a Napoli si chiama a colori. 

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Una volta cera l’ordalia, il giudizio di Dio, poi ci fu il duello all’arma bianca, al primo o all’ultimo sangue, ancora dopo l’arma Grasso & Travaglioda fuoco, oggi nell’epoca del Truman show il duello, ovviamente, si fa in TV, con l’arma catodica.

Pietro Grasso si è ritenuto offeso, “accuse infamanti” ha detto, e sfida al tubo catodico Marco Travaglio.

C’è qualcuno che possa spiegare a Pietro Grasso che adesso, anche se non si sa per quanto, è la seconda carica dello Stato ed è inopportuno se non imprudente sfidare al tubo catodico Marco Travaglio come sarebbe inopportuno e imprudente sfidare a battute Beppe Grillo?

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Ma mi faccia il PiacereIl 31 Dicembre avevo "scherzato" circa la candidatura della Finocchiaro, in Puglie, e della Bindi in Calabria.

Avevo anche sottolineato che non si trattava due personaggi di secondo piano del PD ma tutt'altro. Avevo anche "coniato" il termine di "parlamentarie" contrapposto a quello delle "primarie" ed avevo sottolineato il malessere che il mezzogiorno si vedesse calato le candidature sebbene esprima o potrebbe esprimere proprie personalità.
Ritrovo un gustoso pezzo postato nel Blog di Beppe Grillo il 28 Dicembre con gli stessi argomenti e con l'aggiunta della "generosità" (cattolica) Bindiana.
E continuano a non capire il successo del movimento.

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BERSANI E LA FANTASIA … BLOCCATA

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Il segretario Pierluigi Bersani è uomo dal parlare che, in verità un poco autoreferenzialmente, si autodefinisce chiaro ma che Pierluigi Bersanichiaro non lo è per niente.

All’indomani dei risultati elettorali, l’ultima e stata che è arrivato primo ma che non ha vinto. Roba che, al confronto, l’affermazione di Aldo Moro circa la convergenza delle rette parallele è un’affermazione alla Catalano, di “Quelli della notte” memoria.

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Molti, se non tutti, si sono compiaciuti di come il presidente Giorgio Napolitano, in visita in Germania, con parole non equivoche abbia disertato l’incontro con Peer Steinbrueck, candidato Spd alla cancelleria tedesca, per risposta alle dichiarazioni di quest’ultimo, che, rozzamente, riferendosi a Grillo e Berlusconi, si era detto "inorridito dalla vittoria di due clown" alle elezioni politiche italiane.

Obiettivamente, cosa avrebbe dovuto fare il presidente? Fare finta di non aver sentito o capito?

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LA SITUAZIONE PEGGIORA

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Non bastavano “alcune forze”, “alcuni commentatori” e, anche, “taluni politici” nostrani che si ancorassero all’aumento del famigerato “spread” per dare un giudizio politico negativo sui risultati della competizione elettorale testé compiuta, ci si è messo anche Peer Steinbrueck, candidato Spd alla cancelleria tedesca, che si è detto "inorridito dalla vittoria di due clown" alle elezioni italiane, riferendosi a Grillo e Berlusconi.

 

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LA CREDIBILITA’ DI CHI SI PRESENTA E DI CHI… APPOGGIA

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Il fine di una campagna elettorale è vincere le elezioni.

Il perderle, ancorché all’ultimo momento o per pochi voti, cambia solo l’ordine dei fattori, ma non il risultato. Nel sistema maggioritario vincere significa governare, vincere senza potere governare significa perdere.

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LO SCRICCHIOLIO E IL CROLLO

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Aveva ragione, è stato addirittura profetico, Gianfranco Cominiti quando, su GLI ALTRI, ha scritto: “Penso che il risultato di queste elezioni si sia in buona parte già deciso con le primarie del Pd e la sconfitta di Renzi, l’unico in grado di scombussolare gli schieramenti e toglierci dalla palude del berlusconismo–antiberlusconismo”.

Quella delle primarie fu la triste vittoria di quella casta geronto-partitocratica PD, quella dei secondi “ombra” come Franceschini, Letta, Marino, per non parlare di Veltroni e D’Alema, quella del partito che candida la senese Rosy Bindi in Calabria e la siciliana, da Modica, Anna Finocchiaro in Puglie e Bersani a candidato leder.

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Quello della Banca Romana, nello stato postunitario, all’incirca fra il 1887 e il 1893,fu uno scandalo politico-finanziario che coinvolse anche alcuni settori della sinistra storica.

Banca Romana e Monte Paschi SienaLa Banca Romana, per coprire perdite collegate a eccessivi investimenti nel settore edilizio, in un periodo di depressione, emise nuova moneta non solo senza copertura ma, addirittura stampando alcune serie di biglietti con lo stesso numero di serie.

A tale proposito va ricordato che nello stato postunitario, nel periodo in oggetto, l’emissione di moneta era una prerogativa di sei istituti bancari centrali e precisamente: la Banca Romana, la Banca Nazionale di Torino, il Banco di Napoli, il Banco di Sicilia, la Banca Nazionale Toscana e la Banca Toscana di Credito.

 Da meridionale e napoletano non posso sottacere che il Banco di Napoli, insieme al Banco di Sicilia, fu privato di tale prerogativa nel 1926.

Da questa data la Banca d’Italia divenne l’istituto di emissione.

Come possono facilmente notarsi ci sono molte circostanze simili con quanto, in questo periodo, si sta verificando alla Banca del Monte dei Paschi di Siena.

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OGGI DOVREBBE ESSERE IL GIORNO DEL RICORDO (DELLE FOIBE)

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Oggi istituzionalmente dovrebbero essere ricordate le Foibe.

Cioè quel doloroso fenomeno del massacro e del martirio di tanti italiani dell'oltre Trieste, vittime delle barbarie che ineludibilmente  accompagnano le guerre, barbarie spesso mascherate e infantilmente giustificate.

Se ne parla poco, se continua a parlare poco.

Eppure il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 che vuole (vorrebbe o avrebbe voluto), appunto, commemorare le vittime di quei massacri.

Carlo Azeglio Ciampi ebbe a dichiarare «L'Italia non può e non vuole dimenticare: non perché ci anima il risentimento, ma perché vogliamo che le tragedie del passato non si ripetano in futuro»; discorso che venne, poi,  ripreso nel 2007 da Giorgio Napolitano, che attribuì l'origine delle foibe ad «...un moto di odio e furia sanguinaria e un disegno annessionistico slavo che prevalse innanzitutto nel trattato di pace del 1947, e che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica»

Certo siamo in un delicato passaggio elettorale ma i ricordi e la storia non sono a domanda.

Riporto di seguito un bell'articolo di Gianpaolo Pansa che forse spiega almeno un  perchè di questa ritrosia al ricordo.

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Ho postato il 3 febbraio, un commento all’articolo che Giorgio Israel aveva pubblicato il giorno precedente sul IL MATTINO di Napoli dal titolo “Università, fallita la «formula 3+2» ” e l’ho anche riportato integralmente. Il pezzo conteneva molti spunti, come si può facilmente costatare, ma uno, in particolare, la chiusura, mi è sembrato particolarmente amaro: “Sono stato di recente in un'università svizzera neppure di primo livello, e mi sono vergognato nel vedere la qualità delle aule, del campus, dei servizi. Quale rispetto, interesse, attrattiva può suscitare un'istituzione ridotta in uno stato di vero e proprio sfacelo?”.

Purtroppo è un’amara verità. Come potrebbe essere diverso se circa la metà degli atenei italiani spende quasi tutti i fondi in paghe, e il più virtuoso pare che sia il Politecnico di Milano con circa il 70%? Ovviamente non andrebbe sottaciuto il numero degli stessi atenei operanti in Italia che è sessantotto (stana la coincidenza numerica) (Wikipedia), forse troppi se ricordo bene che il Professor Mario Roversi Monaco, rettore in Bologna, ebbe a dire, qualche anno fa, che il PIL Italia poteva permettersi un numero limitato di Atenei da quattro a sei (ma forse ricordo male).

Resta l’affermazione pubblica di Giorgio Israel “mi sono vergognato nel vedere la qualità delle aule, del campus, dei servizi. Quale rispetto, interesse, attrattiva può suscitare un'istituzione ridotta in uno stato di vero e proprio sfacelo?”.

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PIERFERDINANDO CASINI E IL CARTELLINO ROSSO

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Antonio Bisaglia (1929-1984), da Rovigo, era un esponente DC morto in mare circostanze mai ben chiarite.

Aldo Cazzullo riporta che Bisaglia sembra che abbia detto di aver allevato politicamente due giovani che lui considerava (sempre politicamente) figli putativi di cui si espresse: «Ho due figli, uno bello e uno intelligente».

Secondo la stampa quello bello era Pier Ferdinando Casini, quello intelligente era Marco Follini.

A dire il vero si tratta di un giudizio severo e malevolo. Tuttavia, come si dice, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si coglie.

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LA FINE DÌ UN EPOCA

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C’è stato un periodo, peraltro non breve, della storia unitaria in cui il Paese ha dovuto fare “i conti” con la religione cattolica, rappresentata dallo stato vaticano. Si è trattato di una forma subdola d’ingerenza religione- politica. Questo tipo d’ingerenza è stato sempre e dovunque condannata dai veri laici. La rappresentazione scenica di questa ingerenza è raffigurata nei patti lateranensi, siglati prima da Benito Mussolini e, poi, aggiornati da Bettino Craxi.

Patti LateranensiSarebbe ingiusto attribuire ai due capi di governo la responsabilità politica dei due patti, nei due successivi periodi, poiché il consenso sostanziale all’accordo, e va rilevato il termine sostanziale, fu dato dalla classe politica italiana nella sua interezza, tanto che, addirittura, nel 1948 i Patti furono riconosciuti costituzionalmente nell'articolo sette. Trattandosi, infine, di un accordo internazionale i patti non possono essere oggetto di referendum.

La parte politica cattolica è stata sempre facilmente individuabile dal popolo elettore perché riunita nella formazione politica della democrazia cristiana, di nome e non sempre di fatto. Per circa mezzo secolo, con i suoi distinguo, la DC ha rappresentato il partito di maggioranza relativa ed ha guidato, di fatto, sempre il paese dal dopoguerra fino alla fine della prima repubblica e del sistema elettorale proporzionale che incarnava.

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TANGO ARGENTINO

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«L’economia è un sistema sociale creato dalle persone per le persone».

Diciamo la verità è difficile non essere d’accordo con questa affermazione dell'economista Paul Krugman, peraltro premio Nobel per l'economia (ovviamente senza che questo rappresenti necessariamente un marchio di qualità, vista la storia del premio).

Può succedere, però, che, una volta creato un sistema questo si "estranei", insomma perda di vista o, addirittura, vada contro l'obiettivo per cui era stato creato anche nel senso che non lo persegua più.

Basti pensare, ad esempio, alla scuola, compresa l'Università, al nostro sistema sanitario, ai trasporti.

In tutti questi casi al "centro" non sembra ci sia sempre lo "studente",il "malato" o il "viaggiatore" ma, piuttosto, prevale il pachidermico apparato con tutte le sue bizzarrie in tema di pedagogia, in sanità, di prevenzione, diagnosi e trattamenti e nei trasporti la fruibilità degli stessi e, per tutti, gli oneri maggiori sono rappresentati dalla spesa del personale.

Adesso, come non bastasse, ci è crollata addosso l'economia finanziaria.

Un sistema, anch'esso, che dovrebbe aiutare la società ma che, invece, come gli altri suddetti, si estraniato e sembra andare contro la società in tema di tasse e impedimenti, dove più dove meno, all'insegna del nuovo imperativo che è quello del pareggio del bilancio dello stato quasi questo non fosse un "insieme" sociale.

Fernndez de Kirchner & LegardeI fustigatori finanziari sono, al di la delle varie società di rating, dei vari opinionisti economici, sempre più numerosi e ambiziosi, ufficialmente e  alternativamente la Commissione Europea, e il Fondo Monetario Internazionale.

Quest'ultimo per voce del presidente Christine Lagarde ha, recentemente, criticato fortemente la politica economica dell'Argentina.

Apriti cielo.

Cristina Fernández de Kirchner (1953) è dal 10 dicembre 2007 Presidente dell 'Argentina, nel gennaio dell'anno scorso ha avuto anche un delicato intervento chirurgico, ha risposto con l’autorevolezza di un vero capo di stato sovrano mandando il fondo e il suo presidente letteralmente a quel paese con 28 tweet postati, si dice, a velocità record.

Lo riporto integralmente solo per sottolineare che paesi sovrani, anche se in difficoltà, hanno premier, paesi non sovrani hanno solo segretari esecutori.  

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Nessuno sceneggiatore avrebbe potuto immaginare lo scenario che si è, e si continua a disegnare e, purtroppo si realizzerà sempre peggio, all’indomani della grande farsa che è stata consegnata alla cronaca come “mani pulite” ma che partita, a parole, come operazione, peraltro fallita, contro la corruzione, in realtà, ha avuto il solo merito della distruzione di un sistema, sebbene non perfetto ma consolidato senza che alcuno ne avesse in mano e neanche in mente un altro, tranne la follia del maggioritario. Bastava avere una cultura di scuola media per sapere che a Firenze i guelfi, oramai partito egemonico dopo la cacciata dei ghibellini, si divisero intorno alla fine del XIII secolo, in neri e bianchi.

Le conseguenze, dette con Flaiano sono gravi ma non serie, e sotto gli occhi di tutti.

Abbiamo un sistema maggioritario, che dovrebbe essere corsa a due, ma sono “appena 234 sono i simboli che parteciperanno al voto il 24 e 25 febbraio” (fonte ANSA).

E parlavano dei “troppi” partiti e dell’instabile sistema proporzionale a essi collegato.

Fosse tutto qui.....

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FATTI INCOMPRENSIBILI AI PIU’. MA A TUTTI?

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Ci sono stati negli ultimi giorni diversi episodi grotteschi tutti collegati, direttamente o indirettamente, alla città di Torino, sede dei Savoia e prima capitale dell’Italia “unificata”.

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